Page 312 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
P. 312
302 LEZIOSE DICIANNOVESIMA.
senato e uccisero Pizia e altre sessanta persone fra senatori e
privati. Do|)o questo misfatto il partito aristocratico s’impadroni
del governo. Nel primo momento il popolo restò sopraffatto per
lo stupore: ma il giorno dopo, ripreso animo, gli détte battaglia
e vinse. Accorsero subito da Naupatto in suo aiuto dodici navi
ateniesi capitanate da Nico.strato, con più oOO Messeni armati,
gravemente. Era^o arrivate da poco, quand’ ecco arrivano pure
i>3 navi peloponnesiache comandate da .^Icìda. Alle navi d’Atene
si riunirono allora quellp di Corcira ^ si dà battaglia ai nemici.
Ne usci superiore Alcida in grazia della confusionn con cui com-
batterono i Corciresi. Pure non sen’ approfittò , come ijuesti te-
mevano, per assaltar la città : si ritirò anzi presto alla volta di
Leucàde , e.ssendo stato avvertito che era per arrivare l’ Ate-
niese Eurimedonte con una flotta di tiO navi. Comincia allora in
Corcira un’orribile strage. I nobili e i loro partigiani s’eran
rifugiati in un tempio. Per sottrameli su prometto dal popolo che
sarebbero stati assoggettati a un processo imparziale. Cinquanta
di loro lo credono ed escono. Appena usciti, vengono trucidati.
I rimasti nel tempio, vedendo come andavan le cose, s’uccisero
r un r altro. Per sette giorni fu nella città continuo spargimento
di sangue. « Alcuni furono uccisi per inimicizie privale, altri
» dai debitori a cui avevano fatto degl’ imprestili. Gi fu insomma
» ogni maniera di morte, si commesse tutti gli orrori che so-
» gliono avvenire in simili circostanze, e anche di più. Giacché
» dei padri uccisero i loro figlioli dei supplichevoli furono
;
9 strappati dai templi e trucidali ; e fatti morire alcuni perfino
9 dentro il tempio di Bacco: tanto fu crudele quella sedi-
9 zione! » '
Secento di quegli infelici essendo potuti fuggire, si ritira-
rono sul monte Istone, ci si fortificarono e ci si difesero qier
due anni. Costretti finalmente a cedere alle forze ateniesi, furon
condotti in un isolotto vicino, di dove poi dovevano essere tra-
gittati ad Atene. Gli era promessa sicurezza della vita; ma uno
solo che fuggisse, bastava perché quella promessa non valesse
più per nessuno. I capi del partito popolare di Corcira, volen-
done la morte, gli lesero una perfida insidia. Mandarono alcuni
falsi amici di loro a proporgli la fuga e gliene somministrarono
i mezzi. Loro fuggirono: ma furon subito arrestati e imprigio-
‘ Tucid., Ili, 81.