Page 317 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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DALLA MORTE DI PERICLE FINO ALLA PACE DI NICIA.
fombattimento. 5Ia un corpo di Messeni, arrampicandosi per
dirupi, riuscirono a occupare un’altura, dalla quale i Lacede-
moni si trovavano dominati. La resistenza era mutile: Cleone e
Demostene, desiderando di menarli vivi ad Atene, gl’ invitano
jid arrendersi a discrezione. Loro vogliono prima consultare i
Lacetlemoni die erano sulla costa vicina, sotto Pilo, e un araldo
ne riporta questa risposta: « 1 Lacedemoni vi lasciano in liberta
» di fare quello che vi par meglio, purché non facciate nulla
» d’ ignominioso. » ‘ Tenuto dunque consiglio, re.sero le armi o
si consegnarono prigionieri. Erano rimasti, di 420, dugentonovan-
tadue.Gli altri 128 eran morti nel combattimento. Degl’Iloti andati
in Sfatteria con loro, noti sene fa parolai 11 tempo eh’ e’ passarono
nell’ isola, dal momento che ne cominciò 1’ a.ssedio, fu 72 giorni.
La sua promessa, Cleone l’aveva mantenuta; e l’amore del
popolo per lui crebbe immensamente. Il mordace Aristofane non
gliela perdonò. A suo giudizio, Cleone s’era arrogato ingiusta-
mente i lauri di Demostene : o, per dirla alla sua maniera, « era
» Demostene che aveva impastato a Pilo una focaccia spartana
» per imbandirla a Demo Pnicese* suo padrone, vecchio bor-
» bottone e.sprdiccio. Ma un coiaio Paflagone , furbo malricola-
» to, gliel’ aveva derubata per aver lui solo il piacere di servire
» il vecchio. » * Ma Aristofane non fa autorità per lo ragioni che
s’ è detto di sopra : alle quali aggiungeremo anche eh’ e’ voleva
vendicarsi di Cleone por essere già stato da questo accusato
al popolo come di origine non ateniese. Per noi dunque la glo-
ria deir imjiresa s’ appartiene a tutt’ e due : a Demostene spetta
specialmente il merito dell’esecuzione dello sbarco, della distri-
buzione delle truppe o dell’ ordine dei loro movimenti ; a Cleone,
quello d’ avere insistito nell’ assemblea popolare jKjr l’ attacco
dell’ isola, e averne ottenuto dei rinforzi senza i quali Demo-
stene non avrebbe potuto forse far nulla.
Atene pensò bene di battere il ferro mentre era caldo. Ni-
cia, alla testa d’ un’ armata considerevole, sbarcò sull’ ismo e
riportò una vittoria sopra i Corinti. Poi costeggiando e depre-
dando l’ Argolidc, arrivò alla piccola penisola di Metona. Sen’ im-
padroni e ci lasciò una guarnigione. L’ anno seguente, lo stes.^o
I
' Tucid,, IV,38.
* Demo, cioè popolo % Pnid’se perebè leueva le *ue adunaiise sullo Pnice,
^ Aristofaui;» / Cavalieri.