Page 406 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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tutti i suoi coetanei. Per le lezioni di Lisi e per le conversazioni
con altri filosofi, acquistò una conoscenza vasta e profonda su
tntto ciò che .formava allora soggetto di ricerche .scientifiche. Mi-
rabilmente alieno dal far pompa del suo sapere, curiosissimo
d’ascoltare gli altri per imparare, parlava di rado : eppure, nel-
l’eloquenza, non solo si lasciava molto indietro tutti quanti i
Tebani* ma poteva stare a fronte a parecchi oratori d’ Atene. In
ogni occasione mostrava una bontà, una pazienza, un coraggio,
una grandezza d’animo veramente ammirabile. Era tanto amante
del vero, che non mentiva mai nemmeno per scherzo ; tanto
leale, che non volle partecipare alle mane segrete di Pelopida e
degli altri, e solo si mostrò quando venne il momento d’agire
all’aperto. In poche parole,' gli era uno degli eroi piò compiti
che ci presenti la storia.
Pelopida era uomo d’azione esclusivamente. Gli esercizi
ginnastici e la caccia erano stati sempre preferiti da lui alle le-
zioni dei filosofi. Pure, aveva un’anima nobile o generosa, amore
ardente alla patria, valore e genio militare. Tanto ricco quanto
Epaminonda era povero, si serviva delle ricchezze per soccor-
rere gli amici suoi bisognosi ; il solo Epaminonda non si lasciò
mai persuadere ad accettar nulla. Per sè poi non ne usava amava
;
di vestire alla bona e quasi miseramente, viveva colla massima
frugalità. Si rendeva cosi degno d’ Epaminonda con cui era le-
gato della più vera amicizia. E quest’amicizia, durante i quin-
dici anni della loro unita carriera politica, non fu mai turbata
nemmeno dalla piò piccola ombra di gelosia : cosa notevolissima
e che torna a gran lode di tutt’ e due ma tanto piò di Pelopida
;
che, mentre era più ricco, era, per ogni altro riguardo, inferiore
all’ amico.
L’anno successivo alla liberazione di Tebe, Sparta pre-
parò una .spedizione contro quella città. Avrebbe desiderato che
la comandasse Agesilao ma questo sene scusò facendo notare
;
che aveva già prestato quarant’ anni di servizio. Andò dunque
l’altro re, Cleombroto, che fece alcune scorrerie nella Beozia e
poi si ritirò lasciando a Tespia una guarnigione comandata da
Sfodria. Allora Atene s’ intimori per quella vicinanza dei Lace-
demoni ; e come per prevenire qualunque eventualità di guerra,
condannò a morte i due capitani che senz’ ordine dell’ assemblea
avevano sostenuto T impresa di Pelopida. Tebe sen’ afflisse, ve-
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