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Abbiamo       intervistato    Giuseppe
            Farinella, classe 1991 e  giovane
            imprenditore, che ci ha permesso di
            comprendere meglio la bella realtà che
            è Terre Rugiani e conoscere i  segreti
            dell’olivicoltura roggianese.

                   In  un  mondo in  cui i ragazzi
                   vogliono fare il calciatore o
                   l’influencer, come mai lei ha
                   voluto portare avanti  l’attività
                   di famiglia dedicandoti ad un
                   mestiere “antico”?
                   Ho  intrapreso  questo  mestiere
                   perché ho ereditato la passione
                   di mio padre, il quale a sua volta   Giuseppe Farinella
                   si era innamorato dell’olivicoltura
                   grazie a suo zio. Fin da piccolo, quindi, ho avuto modo di vivere
                   esperienze nel mondo dell’industria olearia grazie all’attività di mio
                   padre. Ho sviluppato una passione per l’olivicoltura da bambino che,
                   da grande, ha potuto solo che rafforzarsi.

                   Com’è riuscito, suo padre, a trasmetterle la sua passione?
                   Lui  dice  di  essere  fortunato,  infatti,  proprio  perché  è  riuscito  a
                   trasmetterci l’amore per questa attività. Un problema che c’è dalle
                   nostre parti è che, spesso, le attività familiari cessano perché i figli
                   intraprendo  altre  strade  abbandonando ciò  che  hanno  costruito i
                   propri genitori. Non saprei cosa abbia fatto di diverso mio padre per
                   ottenere il risultato opposto. Forse mi ha semplicemente coinvolto
                   fin da bambino. Sono cresciuto fra gli uliveti, d’estate si irrigavano i
                   nuovi uliveti – anche quando i miei coetanei andavano al mare –, ad
                   ottobre si faceva l’olio e il frantoio era in piena attività: sono cresciuto
                   così, questa è la mia realtà. Faticherei ad immaginarne una diversa.
                   Questa è l’unica risposta che trovo alla domanda.



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