Page 10 - Il Decamerone Moderno Vol. II
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attrezzati bene, e avevano smaltito solo le tesi di laurea,
naturalmente a distanza.
Lui aveva seguito la tesi di laurea del fratello dal telefonino,
perché non aveva potuto raggiungerlo, a casa dei genitori, per
paura di un potenziale contagio. Si sentivano entrambi come
un pesce intrappolato in un retino. Non potevano smettere di
agitarsi, nella speranza di riuscire a sgusciare fuori. Ma
intanto, lentamente, si sentivano mancare l’aria.
Solo che lei non ci pensava. Rimuoveva il pensiero. E lui si
macerava, all’idea di quei marittimi bloccati sulle navi,
fossero mercantili o da crociera.
«Me lo sentivo, sai – diceva – che qualcuno fra loro non lo
avrei rivisto. Dicevano che era tutto a posto, ma non poteva
esserlo. Nessuno è immune. Nemmeno abbiamo capito come
si contagia, questo virus. E a bordo non avevano neanche le
mascherine…».
«Sì, sì», diceva lei fra un colpo di spazzola e l’altro. «In fondo
– pensava – gli sto facendo da psicologa. Stare ad ascoltarlo è
già un bel sacrificio. Sono giorni, che ripete sempre le stesse
cose. Se non ci consentiranno di uscire, finiremo per diventare
tutti un po’ malati, un po’ ossessivi e malinconici…».
«L’uomo che è mancato, sai – continuava il ragazzo – lo
vedevo tutte le mattine. Sorrideva sempre. Nel suo Paese,
diceva, l’accoglienza si manifesta anche così. Era gentile.
Aveva una moglie e dei figli. Solo che è rimasto a bordo
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