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“Liberi, liberi! ... Grido’ la truppa da ogni angolo del vagone!.
          Due giorni per arrivare a Roma e due giorni per arrivare a Na-

          poli. Con l’avvicinarci a Napoli, la febbre, la smania di Gen-
          narino cresceva a vista d’occhio, “Vene o non vene? Hanno
          ricevuto il telegramma? '“Mi aspetta o e’ scappata? mi vuole
          bene o mi ha….?” e per consolarsi cantava, cantava tutte le
          belle canzoni napoletane.

          Quando  spuntarono  le  prima  case  della  periferia  di  Napoli,
          con  Gennarino  e  compagni  napoletani,  impazzimmo  anche
          noi.  tutti  ai  finestrini  ...  era  un  agitar  di  mani,  un  gridar

          scapigliato  e  festoso  a  quelli  che  si  affacciavano  dalle  case
          martoriate  dai  bombardamenti,  che  passavano  per  le  strade
          ancora seppellite dalle macerie. Era la frenesia della vita che
          ricominciava a sorridere .... il coro della liberta’ e della gioia,
          perdute da tanti anni. La tradotta entro’ nella stazione tra due
          ali di folla! Migliaia di occhi ci scrutavano per vedere ... se il

          LORO CARO ERA ANCORA VIVO!
          Erano mamme, papa’, sorelle, amici tutti  tesi  in una ricerca

          febbrile, spasmodica ... Gridavano il nome, correvano da un
          capo all’altro del treno, domandando, ridomandando! Se per
          caso  c’era  qualcheduno  che  rassomigliava  .al  loro  caro..  lo
          prendevano  per  le  braccia  per  vederlo  bene.  Quando  lo
          trovavano ... lo divoravano di baci, lo stringevano al petto fino
          a soffocarlo...per non perderlo piu’.  In ogni stazione era  la

          stessa  scena.  A  Napoli  si  raggiunsero  scene  strazianti!  Per
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