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La squadriglia dei soldati in erba scoppia in una risata conta-
          giosa.  Anche  la  faccia  fascistamente  dignitosa  del  maestro,
          abbozza un sorriso.

          “Balilla Nicola ritorna  al tuo posto, e non pestare le  gambe
          agli altri”.

          “Si', Signor Maestro”.

          “Ragazzi,  ora  canteremo  marciando...  Calogero,  tu  hai  una
          bella voce, al mio cenno intonerai : “Il Piave mormorava…”.

          “Si' Signor Maestro”. Ero fiero di me stesso.

          “Attenti .... In fila avanti, marcch. Uno due, uno due ......”.

          Il dito del Maestro mi fece cenno e cominciai: “ll Piave mor-
          morava, calmo e placido al passaggio, dei primi fanti il venti-
          quattro Maggio…”.

          Quaranta gole, piu’ o meno stonate, si lanciarono a riempire le
          vecchie e tortuose stradicciole di S. Marco, con le note melo-
          diose ed eroiche della piu' bella canzone della Prima Guerra
          Mondiale.  Era  bello  vedere  quella,  pattuglia  di  ragazzi  sno-
          darsi fieramente, cantando, come se marciasse alla conquista

          di un mondo
          piu' bello. Le mamme si affacciavano alle porte e finestre, le

          ragazze si allineavano contro i muri, le loro facce semplici e
          belle,  di  una  bellezza  che  oggi  mi  pare  perduta,  scomparsa,
          sorridevano  e  si  inchinavano  al  Maestro  Vitanza,  che  non
          stava piu’ nella pelle.. Anche noi ci sentivamo grandi, batte-
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