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vamo il passo con piu’ forza, si raddoppiava la voce a testa
          alta.

          Ma  qui  successe  il  fattaccio.  Un  asino  carico  di  fieno,  o
          perche’ il vento di primavera gli aveva messo la fregola ad-
          dosso, o perche' voleva fare concorrenza della squadriglia, si
          mise a ragliare furiosamente.; stava per vincere luil Le nostre
          voci sbandarono miseramente, vergognosamente! Scattai alla
          riscossa. Ero o non ero io, il capo coro? Ripresi a cantare con

          tutto il fiato che avevo in gola, il resto della truppa si riprese e
          continuarnmo a cantare e marciare fieramente fino al centro
          del paese. Qui iI Maestro tuono’ “ Squadra alt, Riposo!”

          “Bravi ragazzi, avete fatto una grande sfilata. Ma uno di voi
          merita dieci  con lode. Calogero Mileti ha salvato la situazi-
          one. Per Calogero ... Eia eia Alala’ tuono’”. La squadriglia.
          “Peccato continuo' il Maestro, che non ha la divisa, lo avrei
          fatto subito caposquadra se l’avesse avuta”.

          Nel sentirmi cosi’ lodato, davanti a tutti, nel mezzo del paese
          mi  si  gonfio’  il  petto  come  un  pallone.  Mi  vedevo  gia’

          caposquadra, capoplotone, capolegione, capoarmata, con una
          medaglia appesa al petto. Come si sogna facilmente a dodici
          anni. E perche’ non ero capo squadra? Perche’ papa’ non mi
          voleva comprare la divisa! Ma me la comprera’! E corsi all'as-
          salto. Cominciai con mamma: “Mamma me le dai venti lire?”.
          “Che  ne  devi  fare  figlio?”.  “Debbo  comprarmi  la  divisa.  il

          maestro mi fa caposquadra!”. “Caposquadra?”. “Ci guadagni
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