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LA MARCIA DELLA MORTE
Radio Scarpone, puntualmente e fedelmente ci informo’ che
fra qualche giorno saremmo tutti partiti. Per dove? Non per
l’Italia! Sarebbe stato troppo bello, quindi destinazione ignota.
Mezzi di trasporto? Non a piedi! Perche’? C’era il mare da
traversare; o con le navi o con gli aeroplani. Le condizioni in
quel campo erano esasperanti; dormire sulla nuda terra, al
freddo della notte, si era alla meta’ di Novembre, e con il sole
che verso mezzogiorno scottava ancora, e le pioggie, le zan-
zare, le mosche, i pidocchi, la fame nera, senza un riparo,
senza una baracca. Qualunque altro campo era da preferirsi e
lo sognavamo. lo invocavamo.
Una mattina notammo un traffico differente tra gli aguzzini
che ci tenevano a bada, gli ufficiali tedeschi e i pochi coman-
danti nostri che non erano stati passati per le armi. Entro’ in
funzione Radio Scarpone: “oggi si parte”. Infatti nel dopo
pranzo trecento di noi furono impaccati nel ventre di una
dozzina di aeroplani e scomparvero nel cielo del nord. Il
giorno dopo stessa operazione finche’ non arrivo’ il turno
mio. Per me e per tanti di noi era il primo viaggio in aereo.
Che mal di stomaco, e che eruzioni! Ma che cosa si poteva
vomitare? C’erano restate solo le budella!
Il viaggio fu brevissimo! Meno male! Ci sbarcarono su uno
degli aeroporti di Atene. Ci caricarono sui camion e fummo
trasportati in un campo di concentramento immenso e spaven-