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strade mentre si soddisfaceva i nostri bisogni corporali, allora
quelle marce, quell’andare come ubriachi, diventarono un as-
sillo, un martirio, uno strazio! Lo puo’ capire solo chi lo ha
provato! Eravamo drogati di stanchezza, si andava avanti solo
perche’ se fossimo cascati ci sarebbe stato il colpo di mitra
alla nuca.
Il colpo di mitra alla nuca! Quanti ne ho sentiti durante quella
Marcia! Cercai di contarli e ricordare I nomi dei camerati che
per decreto degli aguzzini erano stati fatti fuori, spinti sul
margine della strada, caricati su camion e seppelliti nessuno
sapeva dove. Volevo contarli, ma non ci riuscii. Ricordo
benissimo I primi che caddero vicino a me. Li ho sempre nella
mente. Era una alpino, sulla quarantina. Guerra di Abissinia e
di Spagna, Sposato con figli. Ferito diverse volte sul fronte
Greco, mai abbastanza gravemente per essere messo a riposo.
Sulla faccia aveva la maschera della sofferenza. “Calogero,
non ce la faccio piu’ aiutami” “Dio mio non ho piu’ forza, ho
la febbre addosso” “Questa notte non ho potuto chiudere un
occhio...non ce la faccio. Povera famiglia… povera moglie…
Signore pensaci tu”. Si appoggio’ a me e cadde in mezzo alla
linea. Cercai di rialzarlo. Si rimise in piedi, cerco’ di ripren-
dere il passo ma stramazzo’. La fila si scompiglio’. Venne una
faccia di aguzzino, l’afferro’ per un braccio, lo trascino’ al
margine, mi grido’ frasi in Tedesco, poi un colpo, uno solo!
Perche’ le pallottole sono preziose per chi sta perdendo la
Guerra.