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“Pace...pace...pace…”
          Rispondemmo e continuammo a barcollare per la strada.

          “Pieta’ Signore di noi dolenti. Signore pieta”!

          Non ci punisca il tuo rigore…”

          Era  Beniamino  Gigli,  tenore  della  Scala,  che  gridava  al  Si-
          gnore le nostre sofferenze. Di tanto in tanto spezzava l l’or-

          ribile  stanchezza  della  Marcia,  con  qualche  brano  di  opera.
          Gli aguzzini lo lasciavano cantare. Anzi lo trattavano con ris-
          petto. Dopo tutto anche le bestie amano il canto. Il suo vero
          nome era un altro, lo chiamavamo cosi’ e a lui non dispiaceva,
          per la bellisssima vcoce’

          Era  la  meta’  di  Dicembre  e  marciavamo  ancora.  Avevamo
          attraversato tutta la grecia del mord, eravamo entrati in Jugo-
          slavia, poi in Bulgaria dirigendoci verso la capitale sofia. Piu’

          di  venti giorni di Marcia. A volo d’uccello erano piu’ di  cin-
          quecento chilometri di strada.
          L’orribile stanchezza della Marcia con qualche brano di op-

          era. Gli aguzzini lo lasciavano cantare. Anzi lo trattavano con
          rispetto. Dopo tutto anche le bestie amano il canto. Il suo vero
          nome era un.altro, lo chiamavamo cosi’ per la sua bellissma
          voce, e a lui non dispiaceva.

          Era  la  meta’  di  Dicembre  e  marciavamo  ancora.  Avevamo
          attraversato  tutta  la  Grecia  del  nord  ed  aravamo  entrati  in
          Jugoslavia, poi la Bulgaria dirigendoci verso la capitale Sofia.
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