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toso.  Fili  spinati  altissimi,  torri  di  guardia  ogni  cinquanta
          metri con mitragliatrici e sentinelle con i mitra spianati, sparsi
          nel campo soldati teutonici, armati fino ai denti con i cani al
          guinzaglio. Potemmo notare con un certo sollievo che c’erano
          anche  delle  baracche  che  ci  avrebbero  riparato  dalle  intem-
          perie E prigionieri...prigionieri...prigionieri a non finire. I loro
          sporchi vestiti ed anche le loro facce li classificavano: Inglesi,

          Americani,Slavi,Greci, marinai, aviatori, fanti. Ecc. Ecc…

          Quanti  siamo?  Nemmeno  Radio  Scarpone  potette  darcene
          un’idea.  Avevamo  l’impressione  che  tutti  i  vinti  del  fronte
          Greco  e  isole  circostanti,  si  fossero  dati  appuntamento  alla
          periferia di Atene. Dopo qualche giorno il campo era strapi-
          eno e si dovette sfollare.

          In una fredda mattinata di fine novembre gli altoparlanti del
          campo si fecero vivi: “Actum...Actum…”  e giu’ in tedesco.
          “Cosa bestemmia questo figlio  del cavolo...?” Uno dei miei

          compagni mi disse: “Non ho capito bene, ma sembra che ab-
          bia detto che fra qualche ora si parte” L’altoparlante ricomin-
          cio’:  “Attenzione,  attenzione  tutti  i  prigionieri  lasceranno  il
          campo per nuova destinazione. Mettete in ordine le cose che
          avete! Tenetevi pronti per il segnale di partenza. Salute al Fur-
          her!”  “Accidenti a lui e Mussolini, a Badoglio e tutti i dannati
          dell’Inferno!  Dove  ci prteranno ora? Si va in Treno?  In  ae-

          reo?” Radio Scarpone decreto’: “Si cammina e forse e’ me-
          glio! Qualcuno cosi’ potra’ scappare!”.
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