Page 242 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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2:^2     I.KZIONE QUINDICESIMA.  .
       velonò per uon andare a portar guerra alla patria come aveva
       promesso al re.  I suoi amici (era almeno credenza generale) ne
       portarono segretamente  1’ ossa  nell’ Attica , « le sotterrarono al
       Pirco. Fu  l’ ultimo voto di  lui  : voto commovente che  c’ induce
       a credere alla sua costante lealtà verso Atene.
          Anche più dubbie sono le notizie intorno alla fine d' Ari-
       stide, che secondo alcuni mori nel Ponto, secondo altri nell’Io-
       nia, e secondo altri finalmente in Alene medesima. È cerlò però
       eh’ e’ conservò fin all’ ultimo la stima de’ suoi concittadini, e che
       mori poverissimo. Gli fu inalzato un monumento a spese pub-
       bliche, furono dotate dallo Stato le sue tre figliole, e pensionato
       il suo figliolo Lisimaco. La sua opera più grande fu lo stabilimento
       della confederazione ionica. Ma era stato autore d’ un altro fatto
       importante  ;  l’ allargamento democratico della costituzione ate-
       niese. Dopo  la  battaglia di  Platea, sebbene  e’ fosso capo del
       partito aristocratico, aveva proposto e ottenuto che tutti quanti
       i cittadini, senza nessuna distinzione di possessi, potessero par-
       tecipare al governo  ; che anche la quarta clas.so di Solone,  i Te-
       li  , fosse ammessa alle supreme dignità d’ arconte e d’ areopagi-
       la. Forse a questo ci  si sarebbe venuti anche se non lo avesse
       proposto lui  , j)erchè la vittoria di Salamina aveva prodotto un
       (•fletto democratico  :  i vincitori, che erano dell’infima classe del
       popolo, aspiravano fin d’ allora all’ uguaglianza politica. Pure, ad
       Aristide resterebbe sempre  il merito d’aver previsto quel che
       era inevitabile, e d’ averlo fatto concedere a tempo, prevenendo
       cosi  i pericoli che potevan derivare da una resistenza.
          La perdita di Temistocle fu riparata da Cimone figliolo di
       Milziade. Come Temistocle, aveva anche lui trascurato ogni cul-
       tura dell’ arti gentili, e nella prima giovinezza s’era meritato  il
       biasimo pubblico per  la sua condotta sregolata e dissoluta. Ne
       Jo corressero  i consigli d’ Aristide, che gli fu largo d’ amicizia e
       al di cui partito aderiva. Mancava di facondia, e ne’ suoi modi
       era rozzo, ma aveva invece tal benevolenza e semplicità e schiet-
       tezza di sentimenti che lo faceva caro a chiunque lo conoscesse.
       Secondo^ Plutarco, ‘ accoppiava il senno di Temistocle al corag-
       gio di Milziade, e gli superava ambedue nella rettitudine e nelle
       virtù politiche. Di queste qualità, e’ ne aveva dato bel saggio al
       tempo dell’ invasione Persiana. Quando Temistocle propose agli
          t Cimose, b.        ^  .
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