Page 318 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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n08     LEZIONE mCI\NNOVESIM.\.
        Nicia s’ impadronì dcU’issola di Citerà che (ler la sua situazione
        u mezzogiorno del Pelofionneso, era mollo imjiortante: giacché
        difendeva la Laconia dai pirati, serviva di stazione ai mercanti
        che venivano dalla Libia e dall’ Egitto, e guardava  i due mari
        di Sicilia e di Creta. Fu appunto per questa sua grande impor-
        tanza che  i suoi vinti abitanti furono .sottoposti a miti condizio-
        ni  ; a ricevere una  guarnigione ateniese e a pagare un tributo
        non maggiore di quattro talenti. Da Citerà andò Nicia a sbar-
        care sulle co.sto della Laconia, o per sette giorni détte- impune-
        mente  il guasto alla campagna. Andò poi a Tireà nella Cinuria
        che Sparta aveva dato ad abitare agli Eginesi espulsi dalla loro
        isola. Sotto gli occhi di una- truppa di Lacedemoni che si trova-
        vano nei dintorni, prese d’assalto quella città, la saccheggiò e
        r incendiò. Gli Eginesi sopravvissuti all' as.salto, gli condusse ad
        Atene dove,  [ler  1’ antichis.simo  odio,  furon  condannati  alla
        morto.
          Cosi Atene aveva preso decisamente  l’ offensiva, e ora qua
        ora là portava danni ai nemici. Al contrario. Sparta era caduta
        nell’ inazione. Doik>  il disastro di Sfatteria, la presa di Pilo e di
        Citerà, e gli attacchi che la si vedeva dare da tutte. le parti, era
        jn gran timore d’ una rivoluzione interna per opera degl’ Iloti.
        Quindi, senza risj>etto alla sua gloria delle Termopili, la s’ado-
        })era segretamente presso  il gran re, affine d’ ottenerne dei soc-
        corsi e continuare vergognosamente  la guerra contro  i  fratelli
        con in pugno le armi  dello  straniero. .Ma di che non è capace
        l’accanimento di un odio cieco? Gli stessi Ateniesi, a imitazione
        degli  Spartani  , macchiarono  la  gloria  di Maratona e di Sala-
        mina concependo  il disegno di prostrarsi ai piedi del successore
        di Dario e di Serse. Nell’ inverno del 424 arrestarono nella Tra-
        cia  il persiano Artaferne che andava a portare a Sparta delle
        lettere del suo re. Fu condotto ad Atene: si lesse quelle lettere,
        e si rilevò che  gli Spartani avevan  fatto  delle proposizioni al
        gran re, ma questo non le aveva bene intese  : e {wrò gl’ invitava
        a mandar da  lui, insieme con Artaferne, un’ambasceria. Gli
        Ateniesi allora ixinsarono di mettersi loro nel luogo degli Spar-
        tani. Resero onore ad Artaferne, e lo rimandarono sopra una
        trireme, accompagnato da una loro ambasceria che avrebbe con-
        ferito col re. Fortunatamente, arrivati a Efeso, gli ambasciatori
        seppero che Artaserse era morto pochi giorni prima. Invece di
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