Page 342 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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332       LEZIONE VENTESIMA.
      spaccio ad Atene. Annunziava  i soccorsi venuti c da venire ai
      Siracusani, le sue ultime perdite,  la diserzione dei rematori e
      delle truppe assoldate,  il cattivo stato delle navi, che già troppo
      tempo erano state  in mare,  lo spossamento delle città alleate
      Nasse e Catania, lo scoraggimento di  tutti  ; e pregava che in-
      viassero prontamente una nova e potente armata coll’ordine
      d’operare con tutta l’energia, e gli dessero un successore f>erchó
      una nefritide, da cui era tormentato, gl’ impediva di continuare
      nel comando.
         Ricevuto questo dispaccio, gli Ateniesi non si persero punta
      d’animo. Sebbene nello stesso tempo Sparta  si preparasse per
      un’invasione nell’ Attica, e quindi fosse per ricominciare la guerra
      generale, e’ decretarono di spedire in Sicilia un novo imponente
      esercito. Nicia non fu esonerato dal comando, ma gli furono ag-
      giunti Demostene od Eurìmedonte. Questo parti subito da Atene
      con dieci navi per portare a Nicia del danaro, e annunziargli
      il prossimo soccorso  : quello  rima.se ad Atene pei preparativi
      della spedizione. Intanto Gilippo, non contento d’aver posto  i
      Siracusani fuori di pericolo, gli eccitava ad armare quante più
      navi potessero, ed esercitare nel porto  i marinai per mettersi in
      grado di conUmdere cogli Ateniesi anche sul loro proprio ele-
      mento.  I Siracusani lo facevano  : e  lui  si portava a visitare le
      varie città dell’isola, iwr ottenerne dei rinforzi e navali e terre-
      stri. Tornato poi a Siracusa, assaltò per mare e per terra gli Ate-
      niesi, e gli scacciò dalla forti* jiosizione di Plemmirio, impadro-
      nendosi delle loro provvisioni e bagagli e della cassa militare.
      Un altro combattimento navale fu sfavorevole agli Ateniesi. La
      loro costernazione era al .sommo.
         Ma ecco, sul principio del 413, arrivar Demostene. « E’
                            , con un ap-
      » comparve improvvisamente al di sopra del porto
      » parato tanfo magnifico quanto terribile ai nemici, avendo una
      » flotta di 73 navi montate da 5000 opliti e da non meno di 3000
      » fra lanciatoci, arcieri e frombolieri. Lo splendore dell’ armi,
                                 i
      »  brillanti colori dell’ insegne,  il gran numero degli uffiziali  il
                                ,
      » suono fragoroso dello trombe, tutto offriva ai nemici uno spet-
      » tacolo pomposo al tempo stesso che spaventevole. I Siracusani
      » caddero di novo in preda alla più viva costernazione: non ve-
      » devano più nessun termine
                   ai loro mali  , non  più speranza
      » d’una sorto migliore;
                 si credevano in procinto di perdere  il
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