Page 346 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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336      LEZIONE VENTESIMA.
        ron 6000 uomini marciava dietro a Nicia a una boua dislanza-da
        lui,  si trovò interamente circondato dai nemici in un villaggio
        detto Polizclio. Combattè tutta  la giornata  : ma da ultimo dovè
        abbassare le armi all’ unica condizione che  i suoi soldati avreb-
        bero salva la vita.  Il giorno dopo,  i Siracusani fanno sapere que-
        sto fatto a Nicia, inlhnandogli che s’ arrcnde.sse anche lui. Nicia
        domandò un  |>o’ di temi>o per verificare la cosa  ; e verificatala,
        pro|M)se a Gilippo che se lasciasse partire liberamente dalla Si-
        cilia lui e r armata  , Atene rifarebbe ai Siracusairi tutte le spese
        di guerra; e’ lascerebbe intanto degli o.staggi in garanzia di que-
        sto pagamento. Lo spartano rigettò la proposizione e continuò a
        inseguir gli Ateniesi. Questi,  il giorno st'guente, arrivarono al
        fiume Asinaio. Divorati com’erano dalla sete, corsero a bore in
        tanta folla e dirci quasi con tanta rabbia, che s’abbaruffavano
        fra loro e morirono molli affogati. Al temjK) stesso  i nemici  gli
        combattevano dalle alte ripe del fiume  |ier uccidere non ave-
                        :
        vano che a scagliar dardi alla cieca. Nicia pose fino all’orribile
        strage, dichiarando che s’arrendeva a discrezione a Gilippo e ai
        Lacedemoni. Avvenne ciò  il il settembre dell’anno 413.
          1 vincitori rientrarono in Siracusa fra gl’inni giulivi, in-
        ghirlandati di fiori, e coi cavalli magnificamente ornati. Adunata
        l’a.ssemblea generale, l’oratore Euricle propo.se un decreto con
        cui  si stabiliva che quel giorno sarebbe sempre per l’avvenire
        un giorno di festa, e si chiamerebbe festa asinaria dal nome del
        luogo che era stato  il teatro della vittoria  ; che  i servi degli ate-
        niesi e tutti  i loro alleati .sarebbero venduti  all’ incanto  ; e che
        gli Ateniesi liberi e  i Siciliani che avevano parteggiato per loro
        fossero cacciati in prigione nelle latomie, fuorché  i generali che
        dovevano es.ser subito puniti di morte. Ermocrate s’oppose, in
        nome dell’umanità, alle disposizioni crudeli di questo decreto
                                  :
        Gilippo s’oppose, in nome di Sparta, a quella che riguardava  i
        due generali. E’ voleva condurli vivi alla sua città  : Nicia, per
        liberarlo dalla morto, in grazia della benevolenza che aveva sem-
        pre mo-strato jiei prigionieri di Sfalteria; Demo.<tene, per dar sod-
                               lui, au-
        disfazione all’odio che gli Spartani avevano contro di
        tore di  lutti  i  loro mali a  Pilo. .Ma  i Siracusani non dettero
                       11 decreto fu approvato,  i
        ascolto nè a Ermocrate nè a Gilippo.
        due generali furono uccisi.
          E’ non furono  i più infelici, giacché  i prigionieri ammas-
                               D
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