Page 340 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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^ 330     LEZIONE VENTESIMA,
       jierciò ora rimasta per qualche tempo sprovvista di difesa, ora
       aveva già fatto jweparativi da aspettare fiduciosa qualunque at-
       tacco. Nicia dunque pensò di allontanare  i Siracusani dalla loro
       città, e ricorse a questo strattagemma. Mandò a Siracusa un ca-
       tanese suo amico, ma apparentemente amico dei Siracu.sani,  il
       quale dicesse a questi che gli Ateniesi solevano pernottare dentro
       Catania, lasciando indifeso  il campo con tutti  i bagagli. Se dun-
       que loro,  i Siracu.sani, volessero andare sul far dell’alba di un
       giorno stabilito, s’impadronirebbero con  tutta facilità  di quel
       campo; nel tempo  stesso,  i loro partigiani di Catania chiude-
       rebbero le porto della città per assicurarsi degli Ateniesi, e no
       incendierebl)ero le navi. Lo strattagemma riusci. Mentre le forze
       siracusane erano in moto alla volta di Catania, Nicìa si presentò
       dinanzi a Siracusa, sbarcò, e s’ accampò in un luogo dove non
       aves.se a temere  della  cavalleria  nemica. Quando  i Siracusani
       seppero a Catania che gli Ateniesi n’eran parliti, retrocederono
       in gran fretta, e trovatili sotto la loro città, ingaggiaron batta-
       glia. Dopo accanito combattimento furono messi in fuga  ; e sa-
       rebbero stati interamente distrutti se la loro cavalleria non avesse
       impedito agli Ateniesi d’ insc*guirli. La più parte di essi rientra-
       rono in  città. Nicia non seppe profittare della vittoria, e pochi
       giorni dopo andò a Nasso per passarci  l’ inverno. Da quella città
       mandò a chiedere ad Atene della  cavalleria e del danaro  ; e
       s’adoperò a farsi alleati quanti più Siciliani potesse, c Cartagine
       e  1’ Etruria. Siracusa, dal canto suo, mandò a chiedere aiuto a
       Corinto 0 a Sparta. In questa città ci si trovava Alcibiade, che
       non ebbe rossore di sostenere le domande degl’ inviati siracu.sani
       ed esortare  i Lacedemoni a spedire nella Sicilia un’armata. In
       questo modo e’ manteneva la sua minacciosa parola.
         Venuta la primavera del 414, Nicia ricondusse l’armata a
       Siracusa ; e siccome quanto era lento e timido nell’ intraprendere  -
       altrettanto era energico nell’ e.seguire, arrivò a Tap.so (luogo poco
       distante da Siracusa) sbarcò, e s’ impadroni d’ Epipole (altura che
       dominava la città) prima che  i Siracusani avessero saputo la sua
       partenza dai quartieri d’ inverno. Poi costrui una muraglia che
       doveva chiudere tutta la città dalla parte di terraferma , e in brc*-
       vissimo tempo, malgrado le difficoltà del terreno, dove montuo.so
       e dove paludoso. Per impedirlo,  i Siracusani avevano intrapreso
       la costruzione d’ un muro trasversale dalla città  alla muraglia
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