Page 336 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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326      LEZIONE VENTESIMA,
        ostracizzare Alcibiade. I fautori di Nicia  l’ avrebbero secondato :
        i fautori d’ Alcibiade invece si sarebbero approfittati della vota-
        zione per vedere d’ ostracizzare Nicia. Ma essendosi poi intesi
        gli uni e gli altri,  e’ condussero le cose in modo che  all’ esame
        dei voti si trovò che  1’ ostracizzato era Iperbole stesso, la di cui
        presc'nza, non poteva considerarla nessuno come pericolosa alla
        repubblica.  11 popolo ne fece le più grasso risate. Fu  1’ ultima
        volta che quella pena venne applicata :  la democrazia era ora
        abbastanza forte da poter fare a meno di una protezione ecce-
        zionale.
          Ora dunque l’affare degli Ermi parve ai nemici d’ Alcibiade
        una bell’ occasione di riprender la guerra che aveva già comin-
        ciato a fargli Iperbole. A questo scopo andavano eccitando dei
        .Meteci e degli schiavi a denunziarlo come autore del sacrilegio.
        Quanto agli Ermi  , e’ non deposero nulla ma dissero che erano
                         :
        state precedentemente mutilate dell’ altre  statue da alcuni gio-
        vani avvinazzati,  i quali anche mettevano in ridicolo, nelle loro
        case,  i misteri sacri; fra quei giovani nominavano Alcibiade.  I
        suoi nemici spargevano quelle notizie fra il popolo esagerandole,
        e attribuendogli a poco a poco la mutilazione degli Ermi. Queste
        cose, e’ dicevano che le facesse collo scopo di rovesciare la de-
        mocrazia  ; e n’ adducevano in prova la sregolatezza de’ suoi co-
        stumi e il suo fare aristocratico.
          Alcibiade senti la necessità di difendersi  , e chiese d’ esser
        giudicato prkna della sua partenza: se reo, lo punirebbero im-
        mediatamente; se innocente, conserverebbe  il comando che gli
        era stato conferito. Ma siccome era stato per opera sua che un
        corpo d’ Argivi e di Mantineesi era venuto a unirsi all’armata di
        spedizione,  i  suoi nomici temerono che  il popolo, per un  ri*-
        guardo agl’interessi della spedizione medesima,  lo dichiarasse
        innocente. Quindi, per evitare questo risultato, fecero decretare
        eh’ e’ parti.sse subito coll’ armata : sarebbe stato giudicato dopo il
        suo ritorno.
           S’era alla metà dell’estate.  « Gli Ateniesi e quelli degli
        » alleati che si trovavano ad Atene, nel giorno stabilito scesero,
        »  sull’ aurora, al Pireo e montarono sulle navi. Con loro era scesa
        »  al porto tutta, per cosi dire, la popolazione della città, citta-
        » dini e forestieri. Quelli del paese accompagnavano, ciascuno,
        » chi gli amici, chi
                 i parenti, chi  i figlioli.
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