Page 397 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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                    TRATTATO D’ ANTALCIDA.      387
      Tasserò nella Laconia. Lasciata nell’ isola una guarnigione suflB-
       cente, si rimesse in mare alla volta di Corinto. Arrivato in questa
      città, conferi col consiglio della confederazione a cui comunicò
      i suoi progetti , e fu fatta un’ alleanza. I Persiani  , dopo aver la-
       sciato ai confederati dei sussidi pecuniari, rinavigarono verso
       l’Asia  Al  principio dell’anno seguente, Conone che aveva
       sempre il comando della flotta  fornitagli dal gran re, entrò nel
       Pireo con 80 triremi, e promesse a’ suoi concittadini di ricostruire
       le mura* di cinta  d’ Atene  ; le quali, come quelle del Pireo e le
      innra lunghe, erano state demolite in forza del trattato concluso
       coi Lacedemoni alla fino della guerra peloponnesiaca. Infatti Co-
       none, stipendiando una gran quantità d’ operai  , e facendoli per
       di più aiutare nei  lavori da parecchi che appartenevano alle
       ciurme delle sue navi, arrivò in poco tempo a rifabbricare la più
       gran parte delle mura. Anche  i Tebani avevan mandato cinque-
       cento operai e scarpellini, ed eran pure venuti dei soccorsi da
               *
       altre città. »
           Ma anche in terraferma le cose non procedevano più bene
      •ai Lacedemoni. La guerra che da principio s’ era fatta nella Beo-
       zia, ne’ sei anni seguenti si può dire che  si concentrasse quasi
       afiatto intorno a Corinto, sebbene Agesilao  facesse anche una
       spedizione contro  il paese  degli Acarnani. Questa guerra non
       presentava lo slancio, l’impeto veramente militare d’una volta,
       quando cioè  il soldato era anche cittadino; o in  altre parole,
       quando il cittadino doveva andar soldato ogniqualvolta la patria
       lo richiedeva, ed era perciò militarmente educato fin dall’ infan-
       zia. Ora il mestiere dell’ armi era doventato un mestiere a par-
       te: cominciavano le truppe mercenarie, mancanti, per conse-
       guenza, dell’ardore e della passione patriottica. Imparavano però
       a battersi con arte maggiore, e quindi nasceva la tattica. Nella
       creazione di questa ci ebbe gran parte  l’ ateniese Ificrate che co-
       mandava un corpo di mercenari, ed era uno dei capi che si tro-
       vavano nella guarnigione di Corinto assediata dai Lacedemoni.
       Da lui fu data una grand’ importanza ai peltasti. Si chiamavano
       cosi i soldati armati di pelta, cho era uno scudo piccolo e leg-
       giero. Avevan pure leggiera la corazza, ma le aste e  le spade
       invece eran lunghe  : per cui riunivano  i vantaggi della fanteria
       grave e della leggiera. Ma con tutta la riputazione di abili tat-
           < Diodoro, XIV, 84, 8ó.    *





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