Page 403 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
P. 403

,
                       s
           I.OTTA KRA SPARTA E TEBE.  393
       Era già tre anni che la CailiBea era in potere dei Lace-
    demoni, quando  l’ eccessivo zelo dei loro partigiani fu causa che  .
    la perdessero. Leonziade e Archia, capi del partito che ora do-
    minava a Tebe, sospettando che  i rifugiati in Atene cospirassero
    per tornare in patria armata mano, mandarono ad Atene dei si-
    cari per assassinarli. Il loro tentativo andò a voto  ; uno solo dei
    forusciti peri. Allora gli altri cospirarono davvero. Si fece capo
    Pelopida, uno di loro, che  gli andava incoraggendo col citare
    l’esempio di Trasibulo. Se questo s’era partito da Tebe per li-
    berare Atene dai tiranni, e aveva raggiunto felicemente il suo
    scopo, perché loro non si partirebbero da Aleno per lil>erar dai
    tiranni Tebe? Anche in patria  e’ si trovò degli ausiliari.  Il più
    elBcace di lutti era Fillida, segretario dei polemarchi  ; jk)ì Ca-
    rene, caldo patriotta, cospicuo cittadino; poi Epaminonda, più
    grande di tutti, ma che, per ora, viveva oscuramente a motivo
    della sua povertà. Quest’ ultimo aiutava  i cospiratori indiretta-
    mente, frequentando  i ginnasi  di Tebe ed eccitando  i giovani
                     ,
    della città a lottare coi Lacedemoni e avvezzarsi a vincerli. Ca-
    rene prometteva ai cospiratori  di  tenerli  nastosti in casa sua
    una volta che fossero entrati in città, finacchè non fosse venuto
    il momento di fare  il colpo. Fillida, spedito ad Alene per cose
    di governo, conferiva .segretamente con loro , concertava il giorno
    della loro andata a Tebe, e s’impegnava a introdurli dai polo-
    marchi.
      Ordinata ogni cosa e venuto il giorno stabilito,  i forusciti
    si mossero da Atene  alla volta  di Tebe. Arrivali a Triasio, la
    più parte si fermarono in questo luogo  ; e continuarono soltanto
    dodici, fra  i quali «Pelopida, travestiti da contadini o da caccia-
    tori, con ne.ssun’ altra armo che un pugnale nascosto. Entrarono
    in Tebe, chi da una porta chi da un’ altra, e andarono a riunirsi
    in casa di Cacone. Per la .sera di quel giorno F'illida aveva già
    da qualche tempo invitato a un convito  i polemarchi Archia o
    Filippo e qualcun  altro  ; e gli aveva promesso che verrebbero
    ad aumentare la gioia della festa alcune donne della città. Men-
    tre gavazzavano smoderatamente ed erano già presi da  ubria-
    chezza, fu fatto sapere ad Archia, ma in un modo molto vago,
    che dei forusciti erano entrati in Tebe. Archia mandò  l’ ordine
    a Cacone di presentarglisi subito, e l’interrogò in proposito. La
    risposta di Cacone fu tale da dissipargli  tutti  i sospetti. Poco
                              Dk
   398   399   400   401   402   403   404   405   406   407   408