Page 408 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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398    LEZIONE VENTIQUATTRESIMA.,
        di ciascuna città confederata , e d’ assicurarla contro qualunque
        aggressione esterna. Si sarebbe dunque avuto un tesoro comune,
        una forza navale comune, e un congresso che tratterebbe gli af-
        fari conaoni, e che comincerebbe da stabilire le rispettive contri-
        buzioni di ciascun membro in navi e danaro. .^Atene avrebbe la
        presidenza della confederazione , in Atene  s’ adunerebbe il con-
        gresso t ma r avrebbe in questo un voto soltanto ugualmente che
        tutte r altre città, cosi piccole che grandi. S’affrettò allora an-
        che Sparta a regolare diversamente di prima  i  suoi rapporti
        colle città alleate , a usare maggiore equità nell’ imposizione delle
        contribuzioni , a organizzare la leva dei contingenti in modo da
        togliere qualunque arbitrio e qualunque motivo di malcontento.
          La guerra  si complicava  : per cui  Sparta ,  nello stesso
        anno 378, spedi un’armata nella Beozia sotto  il comando del
        suo miglior generale, Agesilao, il quale sacrificò  il suo diritto
        del riposo al desiderio della patria. Entrato nel territorio tebano-
        ne menò guasto-. I Tebani lo lasciarono fare impunemente, per,
        chè, consapevoli della sua esperienza guerresca, preferirono star-
        sene immobili  fino  all’ arrivo, che era imminente, d’ un corpo
        d’ Ateniesi comandati da Cabria. Venuto questo, le due annate
        s’ azzuffarono presso Tebe  ; e Agesilao stava per riportar la vit-
        toria, quando Cabria ordinò a’ suoi soldati di mettere un ginoc-
        chio a terra e, appoggiato contro l’altro lo scudo, tener forte-
        mente volta la lancia contro  i nemici. Questa nova e imprevista
        manovra stupi e intimidì Agesilao che fece subito sonare la ri-
        tirata. Gli Ateniesi fecero alzare una statua dì Cabria nell' atteg-
        giamento che aveva fatto prendere a’ suoi soldati. Ai tempi della
        vera grandezza,  i capitani vincitori non ricevevano altri onori
        che una tomba a parte.
          Nell’ anno seguente Agesilao tornò di novo nella Beozia per
        fare la solita devastazione delle messi. Ciò tornava di danno ai
        Tebani che cominciavano a soffrire la carestia: ma intanto, in-
        vece di restare dentro le mura, seguivano, sebbene un po’ in di-
        stanza,  i Peloponnesiaci, cercando di molestarli; e cosi s’ag-
        guerrivano e s’avvezzavano a guardare  in  faccia  il nemico.
        È perciò che uno Spartano diceva un giorno ad Age.silao che
        era rimasto ferito in uno scontro  : a  I Tebani  ti hanno  dato  la
                              ‘
        » paga dello lezioni di guerra che tu gli hai dato. »
          * Plut.  36.
            ,
                                 •
                              -ir.titizeij  - ^  ^li
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