Page 411 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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LOTTA FRA SPARTA E TEBE.  401
   ' la paifola Beoti. Sarebbe stato così un riconoscere la suprentazia
   di Tebe su tutta la Beozia. Agesilao  gli domandò se forse Tebe
   non intendeva di lasciar libere lo città beote. lEpaminonda ri-
   spose che lo farebbe non  ai>[iena che Sparta avesse lascialo  li-
   bere quelle della Laconia.  Il  re,  irritalo, cancellò  allora dal
   trattato  il nome  dei Tebani  ; e la  guerra  fra  Sparta e questi
   ricominciava più seria che mai.
      Pochi giorni dopo,  il re Cleombroto partiva coll’armata
   per la Beozia, e  il 3 di luglio si trovava pre.sso Leutlra, piccola
   terra nella pianura fra Tespia e Platea. In questa pianura c’era
   il .sepolcro di due ragazze beote che s’ erano uccise, dopo essere
   stale violale da dei giovani lacedemoni  ; e la colpa di questi, era
   credenza  del popolo che  dovesse essere  espiata da una  di-
   sfatta. Di quella superstizione che dava  a’ suoi tanta confidenza
   nella vittoria, Epaminonda ne aveva profittalo: e però nel giorno
   suddetto aspettava il nemico nella pianura di Leuttra. L’armata
   peloponnesiaca era di  10,000 pedoni e 1000 cavalli  ; la tebana
                         I beolarchi
   aveva 7500 uomini di fanteria e 5000 di cavalleria.
   eran divisi d’opinione: alcuni volevano differir la battaglia; al-
   tri, e fra questi Epaminonda, volevano attaccarla subito. Pelo-
   pida si decise e fece decidere gli  altri per la seconda opinione,
   e quindi  si venne alle mani. La  zuffa  fu oltremodo  ostinata e
   sanguinosa. Epaminonda sbaragliò l’ala destra dei nemici; poi
   si trovò lui stesso a mal partito, tentando Cleombroto  di  cir-
   condarlo con un corpo di truppe. Accortosene Pelopida, accorse
   col battaglione sacro e si scagliò con impelo sul fianco dei ne-
   mici. Il re  di questi cadde mortalmente  ferito.  I  suoi  amici,
   combattendo accanitamente, riuscirono a trasportarlo nel campo
   dove tutta Tarmata  si ritirò. .Mille Lacedemoni rimasero morti;
   e di settecento Spartani cbe erano nella battaglia, sen’era sal-
   vati trecento soltanto.
      Si celebrava a Sparta una festa pubblica e  i cori dei gio-
   vani e delle fanciulle erano già sul teatro, quando ci arrivò la
   notizia della battaglia avvenuta. Gli Efori ordinarono che non
   s’ interrompes.so  la  festa, e  si continuò  infatti come  se  nulla
   fosse. 11 giorno dopo poi quando  si seppe  i nomi dei morti sul
   campo,  i loro parenti comparvero in pubblico tutt’ allegri e con-
   tenti  ; e al contrario,  i parenti dei superstiti camminavano addo-
   lorati e a capo chino, se qualche necessità gli obbligava a u.scire
      Storia d*il*aatieó Crocia.  25
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