Page 415 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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LOTTA FR.\ SPARTA E TEBE.  405
    cittadini di Sparta, e questa sarebbe caduta. Macchinando essi
    da del tempo una sedizione, avevano ora occupato un’altura as-
    sai forte dov’era  il tempio di Diana. Quelli del seguito d’ Agesi-
    lao l’eccitavano ad assalirli con della truppa. Lui però, savia-
    mente, capi  i  pericoli,  in quel momento,  di  una  divisione
    armata fra  i cittadini. Fingendo dunque d’ignorare la trama dei
    traditori, s’avanzò verso loro, accompagnato solo da un servo,
    e disse che avevan  franteso  i suoi ordini  ; giacché non aveva
    ordinato che andassero in quel luogo, ma bensi che alcuni an-
    dassero di guardia  in un quartiere, altri in un altro  : al tempo
    stesso indicava  i luoghi. Loro crederono che  il complotto non
    fosse scoperto, e contenti di ciò ubbidirono e si divisero. Partiti
    che furono, Agesilao fece subito occupare da  altri soldati quel-
    r altura ; e nella notte seguente  fece uccidere quindici di quei
    sediziosi, come pure alcuni altri cittadini sulle di cui intenzioni
    aveva dei sospetti.
      Epaminonda abbandonò Sparla la di cui espugnazione era
    difficile in grazia della sua posizione. Si dette piuttosto a deva-
    .'itarne  il territorio; e dopo aver fatto tali devastazioni da non
    jK)terne più ricavare  il nutrimento per l’armata, si deci.se a par-
    tire dalia penisola. Ma volle prima compire un’ opera altamente
    politica. Come già s’ era adoperato a costituire in nazione l’Ar-
   cadia e a fondar Megalopoli per chiudere a settentrione la Laco-
    nia, cosi foce ora costruire Messene sul j>endio occidentale del
   monte Itome. Invitò poi ad abitare  la nova città  i Messeni su-
    perstiti e chiunque altro  l’ avesse voluto.
      Ficcalo nel fianco di Sparta questo secondo pugnale, Epa-
    minonda partiva contento dal Peloppnneso. Ma trovò sull’ ismo
    un novo nemico: 12,000 Ateniesi capitanati da Ificrate.il loro
   soccorso, l’aveva invocato caldamente Sparta. Dopo una lunga
   e agitata discussione  s’ era deciso ad Atene di mandarlo  ; non
   già per compassione di chi l’invocava, ma per gelosia contro
   Tebe. Ificrate però difese male  i passaggi  ; per cui Epaminonda
   potè rientrare tranquillamente in Beozia.
      C’era a Tebe una legge che vietava ai generali , sotto pena
   di morte, di conservare il comando oltre il termine prescritto da
   essa. Siccome dunque Epaminonda e Pelopida  l’ avevan tenuto
   quattro mesi di più  , invece d’ incontrare in patria le liete acco-
   glienze che meritavano, si trovarono sottoposti a un’ accusa ca-
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