Page 404 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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394     LEZIONE VENTIQUATTRESIMA,
        dopo entrò uno spedito espressamente ad Ardua e gli consegnò
        , una lettera nella quale. un suo amico di Atene  l’ informava di
        tutto per  filò e per segno, esortandolo a leggerla subito perchè
        si trattava in essa di cose molto importanti. L’ebbro polemarca
        non l’apri nemmeno, e mettendola sotto  il suo guanciale disse:
        Gli affari seri, a domani.  ' yua'>òo parve  il momento opportuno,
        furono introdotte le donne. .Ma questo non erano che  i congiu-
        rati travestili;  i quali,  tratto  le spade di sotto  gli ubiti, si sca-
        gliarono sui polemarchi o gii uccisero senza difficoltà. Fecero lo
        stesso cogli altri convitati che tentarono di far resistenza. Poi
        Fillida si porta con tre congiurati alla ca.sa di Leonziado che,
        essendo molto sobrio, non aveva  voluto  assistere al convito.
        Bussa, 0 (lice che ha bisogno di vederlo. Leonziado era a letto
                                   :
        pure, trattandosi  di  Fillida, ordina che gli s’introduca. E lui
        entra cogli altri, e fa subire a Leonziado la stessa sorte de’ suoi
        amici. Di  li F'illida accorso allq prigioni, le fece aprire, mosse in
        libertà  i prigionieri, e gli armò.
          A questi fatti, nacque grande scompiglio nella oittà: si ve-
        deva accendere  i lumi  in  tulle  lo case  le  vie brulicavan di
                         ;
        gente che accorrevano da ogni parte, domandandosi scambie-
        volmente cos’era, e nulla sapendo  di  certo. Allo spuntar del
        giorno arrivano ben armati  gli  altri  foruscili che eran rimasti
        indietro; c insiem con loro, un corpo di soldati  ateniesi (die
        s’ erano inoltrati  apiaisla  jier sostenerli dai confini  dell’ Attica.
        Allora si fa lutto noto al po|X)lo. Epaminonda che fin da princi-
        pio era accorso armato alla lesta di molti giovani, gli presenta
        Pelopida e  i suoi compagni come liberatori della patria.  11 popolo
        balte le mani, manda alle grida di giubbilo, corre ad armarsi
        alle botteghe  degli  armaioli, e vanno subito  tulli in massa a
        chiuder d’assedio la cittadella. La guarnigione lacedemone, forte
        di  t.'jOO uomini, si difese bravamente per alcuni giorni. Poi pre-
        vedendo che sarebbe presto tormentata dalla fame, e non spe-
        rando punto che  il grande ardore degli assedianli si sarebbe cal-
        mato, si ritirarono colla condizione d’aver salva la vita. Dei tre
        comandanti della guarnigione, due furono da Sparla condannali
        alla morte; e l’altro fu condannato a una multa si forte, che
        non potendo pagarla andò via dal Peloponneso.
           La liberazione di Tebe, avvenuta nel 379, fu  il principio
           • Plul., Peìopida, IO.
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