Page 432 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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422     1 K/.ION'E VfTXTICINQL’EglMA.
       de’ suoi tempi e rinlitolò Filippiche, a motivo della gran parte
       che ci ebbero Filippo e  i Macedoni; ed Eforo, altro scolare dello
       stesso maestro', concepi ed  effettuò una storia universale della
        Grecia dal ritorno degli Eraclidi fino alla metà del secolo quarto.
         In tanta cultura "filosofica, in tanta copia di oratori, quali
        erano  le sorti della poesia? Per la poesia  si può dire che era
        finita quasi del tutto. .Tranne la commedia, nessun genere di essa
        può citar dei cultori; non Telegia, non l’epopea  ;  la sola lirica
        cita  il .solo Aristotile.  I.e lunghe e terribili guerre avevan fiac-
        cato 16 slancio dell’ immaginazioni, raffreddato l’entusiasmo del-
        l’anime; e le menti, portatesi nelle regioni del pensiero, trova-
        vavano in esse un pascolo meno soave ma più sostanzioso, tro-
        vavano nella rifle-ssione un sollievo  ai presenti mali politici. È
        dolorosa quella mancanza  nella patria  d’ Omero, di Tirteo, di
        Pindaro, d’Eschilo,  di Sofocle; ma è almeno una mancanza
        compensata dalla grandezza a cui son salite l’eloquenza e la filo-
        sofia.
          C’è jierò una cosa che la Grecia perde senza compenso, e
        questa è la fede politica. Atene e Sparta non avevan più fiducia
        in sè ste.sse; che vuol dire che avevan perso la prima virtù ci-
        vile d’ un popolo. Quella baldanza giovanile che neh passato lo
        spingeva a grandi imprese, è finita dopo la battaglia d’Égospo-
        tamo per la prima, dopo quelle di Leuttra e di Mantinea per la
        seconda. E qual ardore patriottico doveva essere "oramai in Ate-
        ne, qual sentimento  dei doveri del cittadino, qual culto della
        patria grandezza, qual dignitosa cura dei pubblici affari, quando
        la sua popolazione era quasi tutta straniera  , quando  i suoi abi-
        tanti non erano nati,  nutriti, educati in essa?  « Noi abbiamo
        » perso in Egitto (dice Isocrate nell’orazione Sulla pace) 200 navi
        » coi loro equipaggi; 150 presso Cipro; nel Ponto 10,000 opliti fra
        » noi e i nostri alleati; in Sicilia, 40,000 uomini e 240 navi  ; ulti-
        » mamente, altre 200 navi nell’ Ellesponto. Chi potrebbe inoltre
        » contare le navi che s’è perso a cinque, a dieci  , o poco più alla
        » volta, e le minori perdite di mille e dumila soldati? Ba.sta dire
        » che soggiacendo continuamente a di queste perdite, noi si ce-
        » lebrava ogni anno  i pubblici funerali; e gli altri Greci, vicini
        » e lontani, venivano in folla ad  assisterci, non per dividere  il
        » nostro dolore, ma per godere delle nostre sventure. Cosi, le tombe
                            i nomi di questi
         pubbliche s’empivano di cittadini d’ Alene, e
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