Page 430 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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420     LEZIÓNE venticinquesima.
        la conservò fino al .148, ultimo di sua vita. Quando infatti mori^
        era occupato a dar  l’ ultima mano alle Leggi, uno de’soòi capo-
        lavori.
          Alle sue  lezioni  ci assistè  per vent’anni Aristotile, nato
        nel 184 a Stagi ra sul golfo Strimonio, e venuto ad Atene in età
        di dicia.ssette anni. Nel 360, non aveva ancora scritto nulla, nè
        insegnato nulla, giacché la sua scola, aperta neKginnasio detto
        il Liceo, e’ la fondò solo nel 335. Ma il monumento colossale che
        inalzò poi alla scienza, lo preparava già nel 360 nei penetrali
        del suo pensiero; di cui era tale l’operosità, che Platone soleva
        dire, che con lui c’era bisogno del freno, non dello sprone. Fin
        d’ allora era occupato a far la conquista di tutto lo scibile, stu-
        diava Dio, la natura, l’uomo; raccoglieva nella sua mente tutte
        quante le cognizioni allora possedute, e le accresceva', e creava
        delle scienze interamente nove. Poi, di politica, di morale, di
        metafisica, di rettorica, di poetica, di zoologia, di tutto scrive-
        va, e tutto comprendeva in una rigorosa teoria sistematica; o
        per dirlo coll’ efficacia dell’illustre Centofanti,*  tutti  i posseduti
        regni dello scibile volle anche governare con leggi positivamente
        assolute e colle strette formule di una logica imperiosa e costante.
        Quindi  r aridezza  dello  stile di  lui che  fa completo contra-
        sto a quello di Platone. È iierò probabile che molti de’suoi trat^
        tati, non venuti fino a noi, fossero pregevoli anche per la dizio-
        ne: altrimenti, nè Cicerone avrebbe potuto lodarne l’eloquen-
        za  , nè Quintiliano la dolcezza dello stile. Di tali pregi n’è ve-
        nuto un saggio fino a noi  nella sua Lettera ad Alessandro sul
        Mondo. In questa lettera ci si legge un magnifico squarcio sopra
        Dio, come pochi se ne trova scritti dagli antichi  , levato Platone.
        Ci piace dunque di riferirlo. « Dio è uno sebbene abbia diversi no-
        » mi secondo  i diversi effetti che produce. La sua potenza è infini-
        » ta,la sua bellezza senza uguale, la sua volontà immutabile, la sua
        » vita immortale. E’giudica nel più alto dei cieli, in un luogo im-
        » mobile, di dove dà, nel modo che gli piace, l’impulso alle sfere
        >' celesti.... 11 mondo è una vasta città della quale Dio è la legge
        » suprema. Comunque e’ si chiami, Giove, Necessità, Destino, gli
        T> è sempre lo stesso, percorrente il mondo appoggiato sulla giusti-
        » zia che l’accompagna, affine di punire  i tra.sgressori della sua
        » legge. »
          I Discorso sulla Letteratura greca, P.
                         c,  5.
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                              Digilìzed by Googl
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