Page 458 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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448     LEZIONE VENTISETTESIMA,
       le. Ma Atene s’animava allora dello stesso ardore di Demostene
       e spediva in aiuto dì Bisanzio una flotta di 130 navi sotto  il co-
       mando di Focìone, e montate da opliti ateniesi. Bisanzio, che poco
       prima aveva rifiutato di ricever Carete, apri lieta le sue porte al
       virtuoso Focione. Questo costringe Filippo a ritirarsi da quella
       città; e subito dopo anche da Perinto, e da tutte le terre che
       aveva occupato sulle coste settentrionali della Propontide.
         Dunque  i vinti d’ Egospotamo,  i combattuti da tanti popoli,
       gli abbattuti da tanti disastri, non avevano ancora perso affatto
       la loro gloriosa energia. Dunque Atene era ancora la piir forte
       città della Grecia,  il più potente baluardo della libertà. A Me-
       gara, ad Ambracia, in Eubea, a Perinto, a Bisanzio, dapper-
       tutto, Filippo trovava Atene che o lo preveniva, o, arrivando
       dopo di lui  , ne lo ricacciava.
         Como per nascondere la sua umiliazione e la sua ira, Fi-
       lippo portò altrove le sue armi. Andò a far guerra agli Sciti, al
       di là del Danubio, e gli vinse: ma mentre, al suo ritorno, attra-
       versava  il paese dei Triballi, fu battuto da questa popolazione.
       Gli veniva però nel medesimo tempo  l’ occasione di compensarsi
       a usura di quella perdita, e di sfogare nell’Attica stessa l’odio
       che nutriva nell’animo contro Atene.
         Eschine era stato per lungo tempo ardente nemico al Mace-
       done: ma ora  gli s’era venduto. Quindi, per  dargli  motivo
       d’intervenir nella Grecia, produsse un’accusa di sacrilegio con-
       tro  i Locresi d’ Anfissa che avevano lavorato del terreno consa-
       crato alla divinità. Il Consiglio anfizionico trovò giusta l’accusa;
       dichiarò  i Locresi nemici degli Dei e degli uomini  ; gli bandi una
       guerra sacra; e  il comando di questa fu, pei maneggi d’ Eschine,
       affidato a Filippo. Filippo, che non desiderava nuli’ altro, finge
       un poco d’esitare, poi dichiara che la profonda venerazione che
       aveva pel Consiglio  gli faceva un dovere d’ ubbidire a’ suoi or-
       dini, ed entra nell’ Eliade. Marcia subito nella Focide: ma dopo
       riunito tutte le sue forze, invece di continuare contro  i Locresi,
       s’impadronisce, per sorpresa, della città d’ Eiatea che  gli do-
              il passaggio nella Beozia, e la fortifica. Quindi
       veva assicurare
       passa nella Beozia, e prende la strada che doveva condurlo nel-
       l’Attica.
         Era notte quando arrivò ad Atene il corriere che portava la
       notizia della presa d’ Eiatea. 1 cittadini stavano ritirati nelle loro
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