Page 460 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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450     LEZIONE VENTISETTESIMA.
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       che dell’altra armata, lo formavano gli ausiliari. I Tebani furono
       subito sopraffatti dall’ impetuosità d’Alessandro, e veddero ster-
       minato fino all’ ultimo soldato tutto il battaglione sacro. Gli Ate-
       niesi invece, al primo incontro, sbaragliarono la lìnea nemica.
       Ma si disordinarono per la troppa smania d’ inseguire  i vinti  ; e
       Filippo, che sei’ aspettava , come vedde spossata la loro foga, gli
       attaccò scendendo da un’altura, e gli sconfisse. Mille Ateniesi re-
       starono uccisi ; dumila prigionieri  ; gli altri , fra cui Demostene
       che aveva combattuto fra gli opliti  , si salvarono colla fuga. Non
       si sa precisamente la perdita dei Tebani, ma dev’essere stata
       gravissima. Quella battaglia fatale ebbe luogo il 3 agosto del 338.
       « La libertà della Grecia fu seppellita nella tomba dei vìnti di
             '
       » Cheronea. »
         Atene non venne meno alla sua gloria. Appena avuta la no-
       tizia di quel disastro, fu decretato che s’armassero tutti quanti,
       anche  i meteci e gli schiavi  ; e per aumentare  le  fortificazioni
       della città, fu stabilita la somma di dieci talenti, ai quali Demo-
       stene ne aggiunse tre di suo. Al tempo stesso si dichiarava tra-
       ditore della patria chiunque  l’ abbandonava in quelle gravi con-
       tingenze, e si puniva di morte  il generale Lisicle, per la di cui
       incapacità era  stata persa la battaglia: abbiamo  riportato io
       un’ altra lezione le focose parole pronunziate da Licurgo contro
       di lui. Si racconta che  Isocrate, che aveva  allora novantotto
       anni, e aveva sempre parteggiato per Filippo di cui credeva leali
       le intenzioni, disingannato di ciò dalla battaglia di Cheronea, fu
       preso da tal dolore che si uccise astenendosi dal cibo.
         Quelle disposizioni guerresche furono inutili: giacché Filippo
       rimandò subito ad Atene, senza nessun riscatto,  i 2000 prigio-
       nieri, e le propose la pace a tali condizioni che Atene non avrebbe
       mai potuto sperarle. Questo non era tanto un atto di generosità
       quanto di politica, perchè il popolo ateniese, sebben suo nemico,
       Filippo lo stimava, e sperava di servirsene pel gran disegno che
       intendeva d’ effettuare. Non fu cosi generoso coi Tebani. Si volle
       vendicare dell’ ingratitudine usatagli, loro a cui poco tempo prima
       aveva salvata la città dai Focidesi. Se rivollero  i prigionieri,
       e’ doverono pagare  il riscatto  ; e doverono pure ricevere una sua
       guarnigione nella Cadmea, e rinunziare a qualunque dominio
       sulla Beozia.
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         * Licurgo, contro Leocrale.
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