Page 73 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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      CONDiaONl CIVIU E MORALI NEI TEMPI EROICI.
   dei decreti della quale, Giove, a dir vero, non era che il sem-
   plice esecutore, o direttamente, o per mezzo degli
                          altri dei,
   suoi ministri. Ecco dunque,
               il Fato, Giove, gli altri dei
                          :  il pri-
   mo, potenza arcana, legge imprescindibile per lo divinità mede-
   sime; il secondo, superiore ili potere a ogni altro fuorché il Fato,
   del quale era come         ‘  '
           il luogotenente nel governo del mondo
                            ;  gli
   ultimi, pili potenti dei mortali, ma tutti soggetti a Giove.
     Una mitologia, gli dei della quale siano cosi politicamentó
   ordinati e simboleggino le più belle e le più grandiose parti del
   creato universo, e quei pregi che rendono
                     1’ uomo caro agli altri
   uomini, sebbene non meno materiale o assurda
                       , non é ella i^ò
   più artistica e più jioetica di quell’ altre antiche religioni tribu-
   tale ai più vili prodotti della terra o ai
                    rettili più schifosi ? E  i
   IHieli che avevano indubitatamente contribuito a formarla, con-
               ; né  i sacerdoti greci poterono mai
   tribuirono anche a diflbnderla
                         le dottrine
   costituirsi in caste, come gli Egiziani, o conservare
   religiose come loro sjiecial patrimonio e quasi involte in tenebre
   impenetrabili. Propagate dunque e possedute dal popolo, vennero
   da questo alterate; per
             la
               familiarità contralta cogli dei,  fini
   coll’ abbassarli alla propria misura,
                  coll’ attribuirgli  i vizi, le
   virtù, le passioni umane
             ; col renderli insomma simili in tutto
   agli uomini da cui non si distinguevano che per
                       l’ immortalità
   Ha ciò ne venne che in un medesimo dio si potesse trovare, a un
   tempo, delle qualità contradittorie e ridicole, e che andassero
   ’‘®o8clli anche loro alle debolezze e allo miserie degli uomini
                             ;
                                    :
   cosi, dinanzi a Troia, rimasero feriti per inano di Diomede, Ve-  t
   nere e Marte stesso,  ‘
           il dio della guerra.
     A ogni modo, era dovere di tutti  i mortali, d’ onorarli con
   lodi, con feste, con saeriUzi
               ; e dell’offesa divinità, bisognava
   placarne lo sdegno con ricche offerte. ‘ Chi avesse adempito a
     * f/iade, V.
          sacrifiti erano quasi sempre Hegli animali domestici , come
   noli pecore
      , agnelli  , capre e maiali.  Il sacrificatore cominciava  ila lavarsi le mani
   in un vaso  d* acqua  (e  sì noti qui ebe avrelilie mancato  di rispetto verso gli dei
   e mnque sì fosse accostato a loro senza lavarsi prima nel bagno
                       , o almeno le mani
   e HDia avere indossalo una veste
             pulita); poi pigliava, da un canestro  dell' orzo
   ostato e pestato, e lo spargeva sul capo della vittima e sull* altare. Ciò fatto lagliav.!
                                     \
            e  gli distribuiva  ai circostanti che partecipavano al
   «peli dal capo della vittima
   cfi «IO, perchè gli gettassero sul foco Quindi
                   s’ inaUava una preghiera agli *lci
   ^
    scannava la vittima. Se questa era una bestia grossa , la si faceva prima slramaz-
    ca  erra con un colpo di scure sulla nuca
                 , e poi si sgozzava;  se era una bestia
   ifia 0 porcina, si sgozzava addirittura, Uccisa che era,
                    si scoiava;  e una parte di
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