Page 78 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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,                ,
        68        LEZIONE QUARTA.
        r ombra di Creusa manifesta a Enea nel modo più solenne e più
        certo quali sono  i destini di lui  :
                soffrir lunghi esigll, arar gran mari
             Ti converrà pria eh' al tuo seggio arrivi
             Che Qa poi nell' Esperia ove  il Tirreno
                      ,
              Tebro con placid' onde opimi campi
              Di bellicosa gente impingua e riga.
        E’ sapeva dunque bene dove gli era destinato d’ andare  : eppure,
        al principio del terzo libro, dice che si dette a fabbricar la flotta  »
        insiem coi compagni
        ,         non ben certi ancora
              Ove il ciel ne chiamasse e quale altrove
        *     Ne desse altro ricetto.  '
        Infatti come se gli fosso libero di fermarsi dove più gli piacesse.
        \a in Tracia e  ci fabbrica una città che chiama Eneade. Poi,
        non contento  di quel luogo va in Creta, e quando Apollo  gli
        fa sapere che non doveva domiciliarsi li, ma condursi neH’E.spe-
        ria, rimane attonito* a quell’annunzio, come se  jK'r  lui fosse
        affatto una novità. — Nel quinto libro, le donno troiane stanche
        dei lunghi viaggi già fatti e istigato per di più da Giunone, si
        studiano di rendere impossibile la partenza dalla Sicilia. A tale
        scopo
              £ di faci c di frondi e di virgulti
              Spogliare altre gli altari  , altre Inlocaro
              1 legni si che in un momento appresi
              I banchi
                 ,  i remi e l’ impeciate poppe
              Mandar damme e scintille e fumo al cielo.
        Enea fa restaurar le navi, e parte lasciando tutte le donne in Si-
        cilia nella città d’Aceste, quantunque, iientite, lo supplichino a
              A tdificanl 1 sectaque intexunt abiele costas.
              Pracipite qiinm jam hic Irabibus conttxUu actmii
              Starei eqntts
              Hunc tamen immensam Calchas attoUert moltm
              RoLorihus textis  Lib.  IT.
              Longa tihi exsilia , et vastum maris teqnor arandum :
              Ad terram hesperiam veniesj ubi Lydius, arva
              Inier opima Wnlm, Zeni Jlitxi agmine Tibris.  Lib. II.
              Incerti quo fata ferantf uhi sistere deUtr.  Lib. 111.
                  La traduzione riportata nel testo è del Caro.
              Taìibns atlonitus visis ^ ac voce Deorum.  Lib. IIL  •
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