Page 74 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
P. 74

64        LEZIONE QUARTA.
       questi suoi doveri e si fosse reso caro agli dei, Io aspettava dopo
       morte nei campi Elisi  , una primavera eterna e una tranquilla
       felicità; altrimenti, precipitava nel nero e profondo abisso del
       Tartaro. Custodi poi vigilanti della giustizia e inesorabili puni-
       tori della colpa,  ' eran degli esseri soprannaturali, chiamati Fu-
       rie, 0 Erinni, o Eumenidi  , che intrecciati di serpenti  i capelli,
       e armata la destra d’ un fioro flagello  , gettavano lo spavento nel-
       r anima del colpevole  : erano insomma una terribile personifica-
       zione dei rimorsi.
          Abbiamo detto che fra  i primi Greci,  gli stessi re porge-
       vano agli dei preghiere e sacrifizi in favore del popolo. Ciò non
       vuol dire che non avessero anche dei sacerdoti,  cioè persone
       appositamente incaricate del culto  : che anzi nei tempi descritti
       (la Omero,  i re avevan lascialo quasi del tutto  l’ autorità religio-
       sa, la quale, per conseguenza, era doventala quasi e^lusivadei
       sacerdoti. Queir autorità, se la trasmettevano, in molli casi, per
       via ereditaria: chi n’era investito, non si trovava dispensato por
       questo, da nessuno dei suoi doveri di cittadino. Avendo ogni tem-
       pio  il suo sacerdote, gli erano dunque in bon numero; ma non
       gli univa fra di loro nessun legame, non riconoscevano nessuna
       specie  di gerarchia.  Il popolo gli venerava molto, e potevano
       esercitar su  di esso molla influenza; ma non paro che fossero
       ugualmente venerati dai grandi. Troviamo infatti in Omero che
                            il veroall’Atri-
       Calcante non vorrebbe, per timore, manife.slare
       de Agamennone, e Crise ne subisce insulti superbi.*
          Credevano  i Greci che gli dei accordassero la facoltà di
       manifestare il futuro, non solo a degl’ individui privilegiati, ma
       «sa (quella che era destinala agli dei) si bruciava sull’ altare,  il rimanente s’arro-
       stiva in degli spiedi e si mangiava dagli astanti  Quanto  all* oflerte  , le consistevano
       in drappi preaiosìgO oggetti d’oro, o anni tolte al nemico,  e s’appe'odcvano net
       santuari , ovvero si mettevano come ornamento
                 ,     , intorno alle statue degli dei.
          I
              Amiam di giuste  il vanto
              Mei; nb ad uom che  le man pure protende,
              Mostro furor  s’ apprende,
              E quei mena sua  vita in franca pace.
              Ma se  al par di costui, di scelleranza
              Osa far prova, e intrise
              Le man di sangue  all’ altrui guardo occulta,
              Moi  delle genti uccise
              Vindici uscendo, aperta
              Mostriam  la colpa, e multa
              Diatn di quel sangue  al versator qual merta.
                   Escliilo, Eumenidi. (Trad. del Bellotti.)
          ^ liiade^  I,
                              Digitized by Coogle
   69   70   71   72   73   74   75   76   77   78   79