Page 88 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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                 LEZIONE QUINTA.
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       fine s’adunava periodicamente all’aria aperta; e tanto valeva il
       voto del più umile quanto quello del più nobile cittadino. Nes-
       suno però poteva discutere sulle proposte, nè proporre nulla di
       novo. Quando più tardi  si cominciò  a vedere  nel iiopolo una
       tendenza a volere ampliare  i suoi diritti,  i ro Polidoro e Teo-
       pompo decretarono’. « se il popolo pensasse tortamente,  i sena-
                     ‘
       »  tori e  i re gli si oppongano. »
         Ma più che della costituzione politica, le leggi di. Licurgo
       s’occuparono dell’individuo, iienetrarono frale pareti della casa,
       scandagliarono tutta la vita privata, e tutta pretesero di rego-
       larla. E prima di tutto, credendo che alla quiete della città s’op-
       ponesse specialmente la disuguaglianza nei pos.sessi cosi di beni
       immobili che di mobili, tantoché c’era  in Sparta dei grandi
       proprietari di terre e dei nullaventi, dei ricchi possessori di da-
       naro e dei poverissimi, ordinò una generale e uguale divisione
       dei terreni e annullò il valore della moneta d’ oro e d’ argento.
       Pel primo decreto lo terre furono divise in 39000 porzioni, che
       9000 si distribuirono ai cittadini di Sparta, e 30000 agli altri
       abitanti della Laconia. Pel secondo decreto rimasero in corso le
       sole moneto di ferro  ; o quanto non doveva cadere in disprezzo
       il denaro, se }ier trasportare  il valore di dieci mine non supe-
       riori a cinquecento franchi , si richiedeva un carro tirato da un  ^
       paio di bovi?’
          Per conservare più che fosse possibile  l’ uguaglianza nei
       possessi  , bisognava anche procurare che tutti  i cittadini menas-
          < Plut., Lic. 6.
          Il Croie nel capitolo 6® della Parie II della sua Storia
          *                  , ai trattiene as-
       sai a esaminare  la notiiia che ci dh Plularco delta divisione delle terre, operata
       da Licurgo. E  la rigetta come  falsa appoggiandosi  all’ autorità di Alceo, Ellani-
       co, Erodoto, Tucidide, Senofonte, Platone, Aristotile  e Isocrate;  i quali o ne
       tacciono adatto (mentre parlano dell'altra istituaioni di Licurgol o la negano indi-
       rettamente col parlare di sproportioni nei possessi  fra  gli Spartani. Questo e al-
       tri argomenti del Croie bisogna convenire che son di gran peso. Ma  ,  al contra-
       rio,  l’ ammettono altri scrittori moderni non meno illustri, fra  i quali il Thirl-
       wall e Io Schoemann che è persu.rso  d’aver mostralo piiva  d’ ogni fondamento
       r opinione del Croie nel tuo trattato De S'parlanis Homoeis (V. Anlichità gre-
       che  pag. 213/ È per questo che noi, nel testo, ci siamo attenuti al racconto
       di Plutarco (tic., 8) sentendoci incapaci di decidere fra  tali contendenti; epro-
       penrfcni/o d’altronde, per l’opinione  di  quest’ ultimi  perchè  sull’ uguaglianza
                          ,
       dei beni  ci pare che riposi  la costituzione di Sparta e tutte  1’ idee che avevan
       di  questa  gli antichi. Abhiam seguito Plutarco (ivi, 9) anche quanto  alla proi-
       bizione dei metalli preziosi per uso  di moneta,  per la ragione che la sola mo-
       neta legale di Sparta fu,  anche  nei tempi  posteriori,  di  ferro. Del  resto par
       probabile che  1’ argento  i Greci non cominciassero a monetarlo  se  non un se-
       colo dopo Licurgo.
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