Page 119 - I Segreti del digiuno al Futuhat FINAL
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118 al-Futūḥāt al-makkiyya
CONTINUAZIONE RIGUARDO ALLE SEZIONE SE
[IL SERVITORE] È TENUTO A DAR DA MANGIARE
QUANDO VIVE NELL’AGIATEZZA (AYSARA) ED ERA IN
DIFFICOLTÀ FINANZIARIA (MUʿSIR) AL MOMENTO
DELL’OBBLIGATORIETÀ
C’è chi sostiene che egli non è tenuto a nulla, e questo è ciò che sostengo
io, e chi dice che deve espiare quando vive nell’agiatezza.
Continuazione: la trasposizione. Colui le cui azioni sono senza
frutto, per contemplazione e svelamento, è in miseria: non avendo nulla
non è tenuto a nulla. Se viene velato da questa contemplazione diretta
( u ū ), ed af erma quello per via della scienza dopo aver contemplato,
come chi immagina un oggetto sensibile dopo averlo percepito con i
sensi, le norme (aḥkām) legali sono vincolanti per lui senza dubbio, ed
il giudizio al suo riguardo non viene meno per l’esistenza della scienza,
mentre cessa per l’esistenza della contemplazione, poiché egli contempla
che il Vero lo fa muovere e lo fa sostare. Analogamente nel caso in cui
la sua stazione spirituale sia superiore a quello, e cioè [contempli] che
il Vero è il suo udito e la sua vista, per svelamento e contemplazione
diretta.
Tra di noi c’è chi sostiene che il suo regime è quello di chi possiede la
scienza, poiché il Vero ha imposto a Se stesso [la Misericordia], senza per
questo essere sottoposto alla def nizione di ciò che è obbligatorio. Altri
lo congiungono alla contemplazione degli Atti da parte Sua, l’Altissimo,
come abbiamo detto prima, e quindi non è vincolato al giudizio come
non è vincolato qui. Talvolta a questo servitore viene applicato il nome
del Vero e talvolta il nome del servitore, malgrado la dif erenza di questi
stati. In ciascuno di questi gradi è vincolato al giudizio per un aspetto e
non vincolato per un altro aspetto.