Page 37 - I Segreti del digiuno al Futuhat FINAL
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36 al-Futūḥāt al-makkiyya
mezzo del grado della negazione della similitudine (mumā ala . In questo
mondo, invece, la sua gioia per la rottura [del digiuno] è legata al fatto
che egli accorda il suo diritto all’anima animale che esige il nutrimento
per la sua essenza. Quando il Conoscitore vede la dipendenza (i ti ā )
da esso [nutrimento] della sua anima animale e vegetativa e vede la sua
generosità ( ū ) nell’apportarle il cibo, accondiscendendo al suo diritto
che Allah gli ha imposto di osservare, egli riempie questa funzione per
mezzo di una qualità divina: egli dà con la mano di Allah, così come il
Vero, al momento dell’incontro con Lui, è visto per mezzo dell’Occhio
di Allah. Per questo, [chi digiuna] gioisce per la sua rottura, come gioirà
per il suo digiuno quando incontrerà il suo Signore.
Spiegazione di ciò che è contenuto in questa tradizione. Il
servitore è caratterizzato dal fatto di essere colui che fa il digiuno e per
questo merita il nome di colui che digiuna; poi, dopo avergli attribuito
il digiuno, il Vero glielo sottrae e lo attribuisce a Se stesso, dicendo: “…
ad eccezione del digiuno, poiché esso appartiene a Me”, cioè la qualità
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di non aver mai bisogno di nulla ( ama ā iyya ( ), cioè l’indipendenza
(ta ) dal nutrimento, non appartiene se non a Me, anche se Io te
l’attribuisco, ma ti attribuisco solo un aspetto condizionato della
trascendenza (ta ) [cioè l’indipendenza dal nutrimento], e non la
trascendenza assoluta, che si addice solo alla Mia Maestà; ed ho detto:
“ed Io ne pagherò la ricompensa”: il Vero è la ricompensa del digiuno
per colui che digiuna quando ritorna verso il suo Signore e Lo incontra
con la qualif ca di “non c’è simile a Lui [o: esso]”, che è il digiuno. Non
può vedere Chi “non c’è simile a Lui” se non chi “non c’è cosa simile a
lui”, come ha precisato Abū Tālib al-Makkī, uno dei signori della Gente
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del gusto spirituale ( a ) ( ). “Colui nel cui sacco esso sarà trovato, sarà
15 Il Nome “a - ama ”, che compare solo nella Sūra CXII, è uno dei più dif cili da
tradurre in una lingua occidentale, ed anche i lessici arabi sono assai vaghi al riguardo.
Nel Cap. 558, nella sezione dedicata alla Presenza di questo Nome [IV 295.3], Ibn
ʿArabī spiega che: “questa Presenza (ḥa a è la Presenza del Rifugio (ilti ā ) e del So-
stegno (i ti ā ) in cui cerca rifugio e sostegno ogni “povero ( a )” per una faccenda o
cosa, sapendo che quella cosa o faccenda di cui è bisognoso si trova in questa Presenza
[…] Il Vero, poiché non c’è cosa i cui forzieri ( a ā i ) non siano presso di Lui, è a -
ama , ma i forzieri non sono altro che gli oggetti permanenti di conoscenza (ma lūmāt),
che sono f ssi presso di Lui ed Egli li conosce e li vede”.
16 Celebre Ṣūfī morto a Bagdād nell’anno 386 dall’Egira. La sua opera principale è “Il
nutrimento dei cuori ( ūt al- ulū ), ed il brano citato da Ibn ʿArabī è tratto dalla sezione