Page 79 - Catalogo prodotti 2018
P. 79
MARCHE
NOTIZIE SULLA GASTRONOMIA DELLE MARCHE
Nella storia della gastronomia, accanto ai piatti inventati da chef più o meno
famosi, troviamo moltissime ricette che sono arrivate fino a noi per passaggi del tutto anonimi
e che nel tempo si sono arricchiti di gusto e raffinatezza partecipando così a costituire
uno spicchio di quella caratteristica che – considerata a 360 gradi- viene identificata come
come tradizione ed identità culturale di una popolazione.A volte però l'origine di un piatto rimane collegata
ad un fatto storico ben preciso e documentato oppure può fare riferimento ad un evento più o meno illustre,
non riportato da testimonianze ufficiali, ma da voci di una specie di anticamera della storia per cui - con il
passar del tempo – non si riesce più a distinguere la realtà dalla fantasia. E' questo il caso dei “vincisgrassi” o
“vincesgrassi”, nome che viene riportato come storpiatura dialettale del titolo nobiliare del generale boemo
Alfred Candidus Ferdinand Principe von Windisch Graez. Si tramanda che una cuoca anconetana abbia
cucinato questo piatto, simile alle lasagne al forno, per il generale che nel 1799 aveva respinto l'assedio di
Ancona posto dalle truppe napoleoniche repubblicane. Senonchè il fatto non poteva riguardare detto
generale che era nato nel 1787. Recenti analisi hanno portato a spostare l'evento al 1849 quando lo
stesso generale assediò Ancona che aveva aderito ai moti patriottici risorgimentali, la espugnò
e la riconsegnò al papa Pio IX. Ci sono poi rivendicazioni di campanile da parte dei Maceratesi che
sbandierano un libro di cucina del cuoco concittadino Antonio Nebbia, stampato nel 1779, dove si legge una
ricetta dei “princisgrass” che però sono con i tartufi, senza besciamella e senza rigaglie
di pollo. Al di là dell'autenticità o meno della storia, i vincisgrassi sono cosi buoni da meritare
l'accredito del fatto che siano stati inventati per essere gustati da un principe e che il
principe ne sia rimasto pienamente soddisfatto. Vincenzo Buonassisi ha definito questo piatto: “Monumento
di sapienza culinaria contadina della terra marchigiana”.Nei Secoli XVII, XVIII e XIX le Marche erano il granaio