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Per tutti gli ANNI ’30 i Gulag fornirono in media un MILIONE
di operai a COSTO ZERO al sistema INDUSTRIALE russo
deva, ingegnere ormai in pensione. «Eravamo sfol- Ritorno di fiamma. Secondo lo Strassler center
lati sugli Urali quando ci dissero che papà era sta- for genocide studies della Clark university (Usa), la
to deportato come spia. Accadeva a molti di quelli dittatura di Stalin fece oltre 20 milioni di morti, tra
che, avendo combattuto in Occidente, erano stati purghe, Gulag e carestie da collettivizzazione. È sta-
in contatto con americani o inglesi. Negli anni Ses- to messo in dubbio che, isolato nella sua reggia, lo
santa fu riabilitato, ma era già morto. Una nostra “zar rosso” fosse responsabile in prima persona di ciò
vicina fu invece arrestata perché qualcuno la de- che accadeva nell’impero. Ma dagli archivi è spun-
nunciò come spia polacca. Non la vedemmo più». tata più di una prova a suo carico. Per esempio un
Con quei ritmi, l’Amministrazione centrale dei appunto datato 3 maggio 1933: “Permettere le de-
campi di lavoro correttivi (in sigla Gulag) divenne portazioni: Ucraina 145.000, Caucaso Settentriona-
il principale fornitore di manodopera per le “gran- le 71.000, Basso Volga 50.000 (un mucchio!), Bielo-
di opere”. Nella Russia destalinizzata circolava una russia 42.000 [...]”. Il totale della lista è di 418mila
storiella sul tema: “Chi ha scavato il canale del Mar deportati. «Nessun altro dittatore supervisionò co- PADRE DI
Baltico? La riva destra chi aveva raccontato barzel- sì da vicino il lavoro della sua polizia segreta», com- FAMIGLIA
lette. E la sinistra? Chi le ha ascoltate”. Non è solo menta Montefiore. Irina però non gli crederebbe, si- Il dittatore con
Molotov (ministro
una battuta. Alla morte di Stalin pare fossero circa cura della buona fede del compagno Stalin. Anche degli Esteri) nel 1947:
200mila (su 2 milioni e mezzo) i detenuti per aver per questo lo zar Koba, nella Russia dello zar Putin, nella propaganda
scherzato sul partito o su Stalin. è tornato così popolare. • Stalin appare sempre
L’impero del terrore. Le “purghe” staliniane Aldo Carioli amorevole.
travolsero tutti: l’intera vecchia guardia rivoluzio-
naria (eroi della guerra civile, cortigiani caduti in
disgrazia e relative mogli), l’esercito (più di metà
degli ufficiali furono fucilati entro il 1939), artisti,
medici (inclusi quelli di Stalin, avvelenatori poten-
ziali), polacchi ed ebrei, ingegneri e scienziati (pre-
sunti sabotatori).
A fare il lavoro sporco fu, dal 1936, Nikolaj Ežov,
ministro dell’Interno e torturatore-capo della poli-
zia segreta. Nonostante l’onorato servizio (una vol-
ta si presentò a una riunione con macchie di san-
gue sulla camicia) fu a sua volta epurato nel 1939:
confessò di essere una spia al servizio di Inghilter-
ra, Giappone e Polonia. La mattanza del 1935-40
(oltre 700mila persone) fu addebitata ai suoi ecces-
si. «Ma il 16 gennaio 1940 Stalin firmò altre 346
condanne a morte, gli ultimi resti del Grande Ter-
rore», precisa Montefiore.
Uscito di scena Ežov, si mise al lavoro Lavrentij
Berija, rampante georgiano (un sadico oggi accu-
sato di stupri seriali) che servì il suo padrone fin-
ché questi morì per un ictus, nel 1953.
«Si è recentemente ipotizzato che Berija possa
aver corretto il vino di Stalin con un farmaco per
provocare un colpo apoplettico», racconta Simon
Sebag Montefiore.
Ma ad assistere a quell’agonia c’erano altri so-
pravvissuti alle epurazioni. Come il giovane Ni-
kita Kruscëv: fu coinvolto nella morte del com-
pagno Koba? Di certo, a cadavere ancora caldo fu LEEMAGE/MONDADORI PORTFOLIO
lui a puntare il dito contro Berija, che entro la fi-
ne dell’anno fu giustiziato come capro espiatorio.
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