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Non fu un
CONDOTTIERO,
ma dopo le sanguinose
GUERRE civili
garantì un lungo
PERIODO di
stabilità: la PAX
AUGUSTEA
SCALA (2)
Formula vincente. Come ci riuscì? Intanto cre- pane e divertimenti (panem et circenses, come fece ri-
ando un meccanismo complesso (vedi schema nell’ul- formando e organizzando i giochi gladiatori) e all’a-
tima pagina) che si reggeva su fragili equilibri garan- ristocrazia magistrature e cariche, la possibilità di ar- IL PADRE
titi in gran parte dal suo prestigio personale e dal ricchirsi nelle province e una illusoria sensazione di DELL’IMPERO
suo immenso carisma. Quel lavoro di riforma dura- cogestione dell’impero. L’apoteosi di Augusto
to mezzo secolo fu talmente capillare, efficace e ac- Non fu facile: gli aristocratici romani vedevano i re (in alto a sinistra)
curato da permettere all’impero di sopravvivere qua- come fumo negli occhi. Per questo Cesare era stato li- in un bassorilievo
si mezzo millennio oltre la morte del suo fondato- quidato. Persino i suoi più stretti collaboratori, quelli conservato al Museo
archeologico di
re (senza contare l’altro millennio di sopravvivenza che avrebbero dovuto essergli riconoscenti, avevano Ravenna.
ulteriore come Impero bizantino). Dopo Augusto appoggiato i congiurati nel 44 a.C. pur di sventare Sopra, una moneta in
i Romani non conobbero più il precedente sistema la minaccia rappresentata da un uomo che sembrava cui è rappresentato
repubblicano. volersi fare sovrano assoluto. Il giovane e malaticcio il culto del Divino
Augusto.
L’altro (doppio) pilastro del successo di Augusto si Ottaviano, che Cesare aveva scelto come erede (era
riassume in due parole: pace e prosperità. Esasperati il figlio di Azia, figlia della sorella del dittatore a vi-
dalle lotte tra Mario e Silla prima, tra Cesare e Pom- ta), aveva quella stessa aspirazione. Ma, diversamen-
peo poi, e infine tra Ottaviano stesso e Marco Anto- te dal padre adottivo, ebbe il buon senso di non di-
nio, i Romani avrebbero dato credito a chiunque fos- chiararlo mai apertamente, proponendosi invece co-
se stato in grado di garantire un minimo di stabili- me un “coordinatore” delle varie componenti dello
tà. Il sistema repubblicano, dopo quasi cinque secoli, Stato. Una lungimiranza che gli fa ancora oggi ono-
produceva ormai solo generali ambiziosi che, appro- re e che garantì a Ottaviano la sopravvivenza a dispet-
fittando delle loro ricchezze e dei bottini di guerra di- to delle congiure (non ne mancarono) e allo Stato la
stribuiti ai soldati, trasformavano le legioni in eserci- stabilità tanto attesa.
ti privati e alimentavano clientelismo e corruzione. Superpoteri nascosti. Primus inter pares, prin-
Vendette e proscrizioni dei vincitori di turno, ac- ceps (principe, ovvero “primo”) dotato di potestas e
cordi tra privati ai danni delle alte cariche si succe- auctoritas. Eccolo, l’abracadabra di Augusto, la for-
devano senza posa da oltre mezzo secolo quando il mula magica che gli consentì di dominare una “casta”
giovane Ottaviano, erede di Giulio Cesare e vincito- refrattaria a farsi guidare da un uomo solo. Il primus
re su Antonio e Cleopatra nella battaglia navale di si presentava come uno tra i tanti suoi pares, ai qua-
Azio (31 a.C.), emerse finalmente come trionfato- li chiedeva di aiutarlo nella gestione dello Stato: una
re. I Romani, che non ne potevano più, lo lasciaro- gestione che in realtà tenne per sé con vari mezzi, le-
no fare. E lui fu abile a conquistarsi il consenso tan- citi e illeciti. La potestas era invece quella che conferi-
to della plebe quanto del Senato. Dando al popolo vano le magistrature repubblicane, che si preoccupò
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