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NATIONAL GEOGRAPHIC STOCK FONDÒ l’impero, ma parlò sempre
di restaurazione della repubblica:
di fatto, ELIMINÒ ogni forma di
OPPOSIZIONE politica interna
a.C., però, divenne pontefice massimo, la più alta
carica sacerdotale a Roma. E siccome la religione a
quel tempo era un affare di Stato, il consenso intor-
no a lui – amplificato dagli intellettuali “di regime”,
v. riquadro nella pagina precedente) – divenne totale.
A dire il vero, Augusto pensò in un primo tempo di
instaurare una diarchia, conferendo i suoi stessi pote-
ri (o quasi) al suo fedelissimo Agrippa che però mo-
rì nel 12 a.C., lasciandolo senza collaboratori di cui
fidarsi. Nacque così l’impero, o meglio il principa-
to. Quello di Augusto, oltre che il primo, fu anche il
più lungo, conclusosi con la sua morte, avvenuta nel
14 d.C. a 77 anni (età eccezionale per quei tempi).
Dinastia perduta. Vivere a lungo, però, si sa-
rebbe rivelato un problema. Consapevole di quan-
to i vincoli familiari potessero coincidere con quelli
politici fece e disfece matrimoni (anche i propri, co-
POLITICA me accadde quando ripudiò la seconda moglie Scri-
ESTERA bonia per sposare Livia Drusilla, della più influente
Busto in bronzo di gens Claudia). Il tutto con lo scopo di legare alla sua
Giuba II: Augusto lo causa le famiglie più importanti dell’aristocrazia ro-
rimise sul trono di
Numidia e Mauretania mana. Che finirono così nella linea di successione:
(Nordafrica). verso la fine del suo regno erano in molti a poter van-
tare parentele imperiali e ambizioni di successione.
ti). La vittoria di Azio lo lasciò solo al potere, fino ad La famiglia, del resto, fu l’unico vero fallimento
allora spartito con altri due triumviri, Lepido e An- di Augusto. Non solo non ebbe figli maschi e la sua
tonio, poi solo con Antonio. L’anno seguente, do- unica figlia, Giulia, gli diede un dispiacere dietro l’al-
po aver celebrato una serie di trionfi e offerto giochi tro tanto da costringerlo a esiliarla lontano da Roma.
ai Romani, iniziò a governare per consensum univer- Morirono anche, prima di lui, i giovani scelti per suc-
sorum, per consenso generale. A quel punto, nel 27 cedergli. Per primo designò come erede suo nipote
a.C., rimise nelle mani del Senato i poteri straordina- Marcello, figlio della sorella Ottavia. Morto questi
ri che gli avevano dato per mettere fine alle guerre ci- (nel 23 a.C.) puntò sui figli che il fido Agrippa ave-
vili. In cambio ricevette l’imperium proconsulare de- va avuto da Giulia (già sposa-bambina di Marcello):
cennale (a vita dal 23 a.C.). Ed eccoci all’ultima pa- Gaio Cesare e Lucio Cesare, ma anche loro raggiun-
rola magica della formula augustea: imperator. L’im- sero gli dèi prima del tempo.
peratore, per i Romani del tempo, era il comandante Fu quindi costretto a lasciare il potere a Tiberio, fi-
che le truppe acclamavano sul campo di battaglia do- glio di primo letto della moglie Livia, del quale non
po una vittoria. Nel suo caso significava che aveva il aveva tuttavia molta stima. Fonti antiche attribui-
comando supremo di tutte le forze armate. E infatti, scono a Livia le responsabilità della morte dei primi
finché fu in vita, nessun generale poté più celebrare la tre eredi, per favorire il sangue del suo sangue. Per gli
vittoria in una campagna militare: tutti i comandanti storici moderni si tratta solo di malelingue (Augusto
agivano in suo nome e per suo conto, e solo a lui spet- era troppo intelligente per non accorgersi di nulla)
tava celebrare il trionfo. Sempre nel 27 a.C. (un an- ma resta il fatto che fu lui, Tiberio, a chiudere l’età
no cruciale per la storia di Roma) il Senato lo procla- di Augusto, diventando il secondo imperatore e tra-
mò augustus (cioè “protetto dagli dèi”). sformando il principato in una più scontata (e liti-
Augusto rinunciò a farsi divinizzare in vita, come giosa) monarchia dinastica. •
avrebbero fatto invece molti suoi successori. Nel 12 Andrea Frediani