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Vespasiano fu il primo imperatore SENZA PARENTI in Senato.                    Per questo trattò con durezza l’antica

                  terminò gli ebrei, ma non si chiamava Adolf   rola poi adottata ovunque quasi immutata (palazzo,
                  Hitler. Tentò di risanare il deficit statale a   palace, palais) come sinonimo di edificio importan-
                  suon di tasse, tirandosi addosso i mugu-  te». Davanti a un tale “Rinascimento”, il poeta Mar-
            Sgni delle categorie colpite, ma non era un   ziale applaudì: “Roma è tornata se stessa”.
            ministro delle Finanze. Distribuì a destra e a sini-  Va detto però che i Flavi ebbero gioco facile, per-
            stra un umorismo impietoso (v. riquadro sotto) con   ché prima di loro l’impero era caduto così in basso
            cui irrideva tutti, anche se stesso, però non si chia-  che le cose potevano solo migliorare. Alla dinastia
            mava Maurizio Crozza. Infine, fu il vero fondatore   Giulio-Claudia, estintasi con Nerone, era subentra-
            dell’Impero romano, eppure non si trattava di Ce-  to un vuoto di potere diventato subito caos: il Sena-
            sare Augusto. Il suo nome completo era Tito Flavio   to era ridotto a una finzione, l’erario a una voragine;
            Vespasiano, ma di solito viene citato semplicemen-  dieci quartieri della capitale erano bruciati nel famo-
            te come Vespasiano per evitare confusioni col figlio   so incendio del 64, mentre le varie legioni si erano
            Tito, suo successore.                      auto-promosse a partiti armati dei numerosissimi
             Nacque oltre venti secoli fa, il 17 novembre dell’an-  aspiranti al potere.
            no 9, a Vicus Phalacrinae, un paesino sperduto sui   Il fondo si toccò nel 69, quando Roma registrò due
            monti di Rieti. E andò al potere 60 anni dopo, all’età   record: un disavanzo senza precedenti del bilancio
            in cui di solito si pensa solo ai nipotini e alla pensio-  statale (40 miliardi di sesterzi) e un’inflazione di im-
            ne. Fu il nono imperatore di Roma, il quarto dell’an-  peratori (quattro in 11 mesi, tutti militari, tutti l’un
            no 69 e il primo della dinastia Flavia, una delle più   contro l’altro armati).
            importanti: la stessa che legò il suo nome all’Anfite-  Il primo dei quattro, Galba, incoronato dai soldati
            atro Flavio, alias Colosseo. Ma quella non fu l’unica   della Spagna, morì in un agguato a gennaio. Il secon-
            grande opera “firmata” dai Flavi.          do, Otone, leader dei pretoriani della capitale, si sui-
             Magnificenza. «Il Colosseo è solo la più famo-  cidò in aprile. Il terzo, Vitellio, sostenuto dalle legio-  URBANISTI
            sa», sottolinea Angelo Bottini, per anni soprinten-  ni della Germania, fu sconfitto a dicembre da quelle   All’interno del Tempio
            dente archeologo di Roma. «Allo stesso periodo ri-  della Siria, fedeli al quarto: Vespasiano, appunto, che   della Pace fu esposta,
            salgono anche il Campidoglio, il Tempio della Pace,   rifondò l’impero a partire da quel bagno di sangue.  all’inizio del III secolo,
                                                                                                  una mappa in pietra
            uno stadio (oggi piazza Navona) e un’immensa reg-  Senza pietà. Lo storico latino Svetonio (I-II seco-  di Roma, la celebre
            gia, costruita sul Palatino e perciò detta Palatium, pa-  lo), biografo di 12 imperatori, narra che a Vitellio,   Forma Urbis.



                                                                     Spirito da caserma

                                                                         econdo il biografo   folle da voler trionfare da
                                                                         latino Svetonio,   vecchio”.
                                                                     SVespasiano fu       Nota spese. Un’altra
                                                                     “molto spiritoso, benché   volta, avendo pagato una
                                                                     un po’ scurrile”. Rilette   prostituta, al segretario
                                                                     oggi, alcune sue uscite   che gli chiedeva come
                                                                     sembrano in realtà auten-  motivare la spesa nella
                                                                     tiche battute da caserma.   contabilità ufficiale, rispo-
                                                                     Una volta, parlando di   se: “Per l’amore che Vespa-
                                                                     un uomo dagli attributi   siano ispira”. E quando gli
                                                                     maschili molto sviluppati,   proposero di farsi erigere
                                                                     disse che camminava   un grande monumento,
                                                                     “brandendo una lancia   ribatté indicando il palmo
                                                                     dalla lunga ombra”.   della mano: “Certo, ecco la
                                                                     Meno greve e più     base!”. Il suo humor non
                                                                     simpatica fu l’ironia che   venne meno neanche in
                                                                     l’imperatore usò con se   fin di vita; infatti, senten-
                                                                     stesso. Durante il trionfo   dosi morire, Vespasiano
                                                                     al ritorno dalla Giudea,   commentò: “Credo che io
                                                                     annoiato per la lentezza   stia per diventare un dio”.
                                                                     del corteo, mormorò:   Poi si alzò dal letto, dicen-
                                                                     “Sono giustamente punito   do: “Un imperatore deve
                                                                     perché sono stato così   morire in piedi”.  E spirò.
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