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Durante l’assedio di MASADA, i legionari resero inutilizzabili
le CISTERNE per l’acqua, VITALI per la popolazione
Flavio racconta di come colorassero di nero le pietre
delle catapulte, per evitare che il riflesso del sole con-
sentisse ai difensori di accorgersi in tempo della tra-
iettoria del proiettile. Gli assedianti costruirono ter-
rapieni a ridosso delle mura, facendovi avanzare so-
pra torri semoventi, conquistando una dopo l’altra,
con pazienza e determinazione, le tre cinte murarie
che proteggevano la città. L’epilogo si ebbe nell’a-
gosto-settembre del 70, con l’incendio del Tempio,
ultimo baluardo dei ribelli. “Intorno all’altare si ac-
cumulò un mucchio di cadaveri mentre lungo la scali-
nata del Tempio correva un fiume di sangue e rotola-
vano i corpi di quelli che venivano massacrati su in al-
to”, scrive Giuseppe Flavio.
Seguì la “solita” strage di civili, sacerdoti, vecchi,
donne e bambini nella città alta; i legionari, esaspe-
rati da cinque mesi di duro assedio, massacrarono
chiunque incontrassero durante il saccheggio, poi
giustiziarono i superstiti, oppure li mandarono al-
le miniere, o a morire nei circhi, salvandone alcuni
per farne gladiatori. Settecento dei più prestanti sfi-
larono nel trionfo di Tito, a Roma.
Resistenza estrema. Dopo la caduta di Geru-
salemme, rimanevano solo tre fortezze in mano agli
Zeloti. Di queste, Masada si è guadagnata una fa-
ma che arriva fino a oggi grazie al gesto estremo dei
suoi 960 difensori, guidati da Eleazar Ben Yair. Al-
la vigilia dell’assalto finale dei Romani assedianti si
uccisero tutti, tranne due donne e cinque bambini.
Dopo che i legionari avevano tagliato i riforni-
menti idrici alle cisterne ed erano riusciti ad aprire
una breccia, non c’era altra alternativa: consegnar-
si o uccidersi.
L’ultimo capitolo del copione repressivo romano
prevedeva l’abolizione di ogni residuo di indipen-
denza. Furono soppressi pressoché tutti gli organi GETTY IMAGES
di autogoverno giudaici, inclusi sinedrio e sommo
sacerdozio, fu vietato il culto ebraico in quel che re-
stava del Tempio e molte terre intorno a Gerusalem- Capitolino erano affronti. Furono necessari tre an- PREDA DI GUERRA
me furono assegnate ai veterani romani. ni per riportare l’ordine dopo la rivolta guidata da Il candelabro dal
Seguì la riorganizzazione amministrativa della Si- Bar Kokhba (“Figlio della stella”), sedicente Messia. Tempio di
ria-Palestina e un’accelerazione della diaspora. Ma Olocausto. La misura della repressione (alias Gerusalemme portato
la longa manus romana arrivò anche là dove si era- Terza guerra giudaica) è tutta nelle cifre: 985 villag- in trionfo come preda
di guerra dai Romani,
no rifugiati gli Zeloti sopravvissuti: Alessandria d’E- gi conquistati e 50 roccaforti distrutte; 580mila per- sull’arco che celebra
gitto e Cirene (Libia). Ci pensò Traiano, campione sone massacrate, alle quali vanno aggiunti i morti di la vittoria del generale
di repressione e regista della Seconda guerra giudai- fame e per la peste. Un’anticipazione dell’Olocau- Tito. Fu lui il “flagello”
ca (115-117). sto. Da allora, gli Ebrei cessarono di essere un pro- degli Zeloti ribelli di
Giudea.
Una ventina di anni dopo, l’imperatore Adriano blema per l’Urbe. Ma siccome avevano venduto ca-
alimentò nuove tensioni con alcune decisioni: ri- ra la pelle, i Romani li avrebbero ricordati come i ri-
battezzare Gerusalemme Elia Capitolina, istituirvi belli più tenaci. •
una colonia romana e un tempio dedicato a Giove Andrea Frediani
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