Page 2 - Il luogo della meraviglia
P. 2

Miti, dei, eroi e paesaggi nelle stanze nascoste al palazzo del Giardino


          Il luogo della meraviglia




                                                                                                  1
          Il palazzo del Giardino di Parma,  una realtà architettonica oggi ben diversa dal ‘palazzotto’   fatto erigere
          da Ottavio Farnese nel Cinquecento sulle spoglie della preesistente cinta fortificata (castello) di origine

          viscontea, poi  riadattata dagli Sforza, serba al proprio interno un ricco patrimonio pittorico, ancor oggi
          destinato a riservare sorprese. Ai cicli affrescati noti alla letteratura artistica e al pubblico si deve infatti

          aggiungere un nuovo prezioso capitolo che, sconosciuto ai più, apre le ricerche ad una generale revisione

          che restituisce i contorni labili, ma dettagliati  di quello che dovette essere il ‘sogno’ artistico del duca
          Farnese.


          La panoramica esterna della dimora rende  possibile cogliere nel presente quali fossero  le peculiarità
          originarie: una residenza avvolta nel verde, ove il giardino, gli horti, le grotte, il labirinto e la sontuosa

          Fontana costituivano con buona probabilità storica gli elementi centrali, cui il committente avrebbe

          subordinato le sale interne, in stretta simbiosi con la natura al di fuori della fabbrica.


          Un luogo di appagamento e di delizie per il duca che, nel testimoniarne l’autorevolezza, ne avrebbe
          confermato l’animo proclive alle ricercatezze culturali come al piacere di un’esistenza che accompagnava

          alle responsabilità politiche le gratificazioni private.

          Entriamo nel ‘casino grande’ del duca: la nostra è una passeggiata decentrata e inusuale  che conduce su

          nell’odierno   sottotetto: un itinerario, indubitabilmente     tortuoso, che, attraversando gli spazi oggi

          riservati al comando provinciale dei Carabinieri, raggiunge la sezione sud-ovest del sottotetto, là ove,
          nella facciata principale, s’innesta l’avancorpo laterale occidentale aggiunto   da Rainaldi. Proprio qui

          negli anni settanta del Novecento vennero scoperte grazie alla vigile e solerte attenzione del Colonnello
          Fedocci due salette interamente affrescate da Jacopo Zanguidi, il Bertoja (Parma, 1544 – 1573) e

          Girolamo Mirola, (Bologna, 1530 – 1570), gli  autori dei celebri cicli di affreschi presenti nelle due note

          sale al piano nobile, diversamente interpretati dalla letteratura artistica anche recente.

          Pure in questa sintesi, premessa di   un contributo di più ampio respiro   in corso di pubblicazione in

          occasione della mostra che verrà dedicata a  Bertoja e Mirola presso il Labirinto di Franco Maria Ricci, 2

          si ritiene utile ritornare al primo committente dell’impresa  pittorica cinquecentesca del palazzo e ai suoi




          1  G. Vasari,  Le vite de’ più eccellenti pittori scultori ed architettori scritte da Giorgio Vasari pittore aretino,
          (Firenze 1568), a cura di G. Milanesi, Firenze 1881, vol. VII, p. 422, in Vita del Primaticcio.

          2 La mostra, a cura di chi scrive, avrà luogo dal 5 aprile a fine luglio 2019.
   1   2   3   4   5   6   7