Page 5 - Il luogo della meraviglia
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Una ricca fioritura di exempla era a disposizione del duca e dei dotti umanisti e teologi romani, attivi a
Roma e a Caprarola dei quali, si pensi a Onofrio Panvinio, è attestata la presenza a Parma nel sesto
decennio del Cinquecento: spettava loro il compito di filtrarne i significati allegorici e di suggerirne gli
utilizzi.
E’ quanto si ritiene accadesse per la messa a punto delle historiae che gli artisti avrebbero trasferito negli
affreschi delle sale di Ottavio: spesso di ciascuna veniva offerto qualche passaggio saliente, tanto che
risulta difficile cogliere negli affreschi il tessuto narrativo completo di un testo, proprio per la sintesi che
ne viene offerta. Appare persino lecito talora riscontrare in qualche parete una narrazione autonoma e
compiuta. Un esempio è offerto dalle sale ricordate, diversamente correlate nel tempo alle vicende di
Marcantonio e Cleopatra, o di Orfeo, piuttosto che alle avventure narrate da Ariosto nel VII libro
dell’Orlando Furioso in una stanza, e a quelle del Boiardo nell’altra. 6
Eppure Bertoja e Mirola, fedeli alle richieste della committenza furono espliciti nel trascrivere nella sala
cosiddetta del ‘bacio’ il celebre emistichio virgiliano, sia pure in una redazione impropria, dettata forse da
ragioni eufoniche: ‘Trahetas sua quemque voluptas’. (Virgilio, ‘…trahit sua quemque voluptas, II Ec.v.
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65). La sala del piacere, della delizia, dove la forza dell’amore sembra, virgilianamente, trionfare.
Questa premessa è finalizzata alla comprensione dell’intero programma decorativo preordinato da
Ottavio Farnese per la sua dimora: tutte le sale, infatti, per quanto consentito dalla testimonianza delle
voci sei e settecentesche e da ciò che resta oggi dell’impresa artistica, lasciano desumere la presenza di un
progetto iconografico e decorativo unitario che, con l’attuale piano nobile caratterizza i vani, non visibili
a tutti, che ci accingiamo a visitare.
Gli affreschi nelle salette ‘nascoste’
Occorre ora necessariamente riconsiderare la planimetria cinquecentesca del palazzo, sensibilmente
modificata dagli interventi successivi che a partire dai rifacimenti di Girolamo Rainaldi e Simone
Moschino, seguiti da quelli seicenteschi di Bibiena finirono con il determinare con la trasformazione
operata da E. Petitot nel XVIII secolo un assetto profondamente mutato. Nonostante i vistosi
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rinnovamenti che si sono susseguiti nel tempo, è ancora possibile cogliere l’impronta progettuale
6 Cfr. Affreschi Nascosti a Parma Bertoja e Mirola al palazzo del Giardino, Convegno internazionale a cura di
Maria Cristina Chiusa, Parma, 23 maggio 2013, Parma 2018, con bibliografia precedente
7 Virgilio, Eclogae, II, v. 65.
8 B. Adorni, La corte estiva di Ottavio Farnese: dal giardino, alla fontana e al bel palagio de cristallo e de oro, in
Affreschi Nascosti a Parma Bertoja e Mirola al palazzo del Giardino, Convegno internazionale cit. Parma, 23
maggio 2013, Parma 2018, pp. 29-60, con bibliografia precedente.