Page 4 - Il luogo della meraviglia
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Fontainebleau, ove l’arte italiana insieme con quella francese, in una reciprocità foriera di conseguenze
          per lo scambio di artisti franco-italiani, favorito dai viaggi nei due paesi, è un evento culturale  di grande

          portata. Ai nomi di Primaticcio, del Rosso e di Salviati andrà aggiunto l’esteso elenco della squadra

          bolognese, rappresentata, fra gli altri, da Ruggiero de’Ruggieri, attiva al servizio di Francesco I Valois, e
          di quella francese, con Ponce Jacquiot  o Barthélemy Prieur, originario della Champagne come Ponsio,

          estesamente operosa  nelle macro e micro corti italiane a Bologna, presso il cardinal Poggi, a Roma in
          palazzo Ricci Sacchetti, a Caprarola per il gran cardinale Alessandro Farnese, a Parma al soldo del

          fratello Ottavio  e in molte altre illustri residenze: esempi, fra i tanti questi ultimi, dell’irrinunciabile iter

          italicum dei pittori stranieri, ricostruibile dai documenti e dalle fonti.

           Se il grande ciclo delle ‘Storie di Ulisse’ a Fontainebleau (originariamente sessanta affreschi) si attesta

          come     sontuoso     modello   di  raffigurazione  letteraria   che,  nell’ambito   della  committenza   francese

          imparentata con i Medici assumerà grandissima rilevanza grazie agli artisti italiani e francesi per gli altri
          cicli eseguiti nei palazzi italiani sul mito di Ulisse e non solo; si rivela legittimo leggerne qualche chiara

          influenza, diretta o indiretta, sulle scelte  operate da Ottavio Farnese a Parma. Il duca ambiva  a rendere la
          sua dimora un microcosmo internazionale dell’arte,  aperto  alle influenze di diversi paesi, sino ad

          assumere in qualche misura il ruolo di luogo d’incontro  per gli orientamenti artistici e sociali.


          Il trionfo del mito: la corte di  Parma nel coro del Cinquecento europeo


          Come si anticipava in apertura i miti di Ulisse, ma pure di Enea, Ercole, Perseo avrebbero rivestito per i
          diversi  committenti valenze personali e specifiche secondo una finalità di fruizione quotidiana che poteva

          a seconda dei casi  contemplare  sia l’erudizione  sacro-profana che quella ludica.


          Nel caso di Ottavio, l’esempio di Fontainebleau era favorito non soltanto dalla presenza di maestranze
          franco-fiamminghe alla corte di Parma, quanto da modelli   di mitografia comunemente accolti dal

          patronage  contemporaneo,   e   accompagnati   dalla   consulenza   indispensabile   degli   umanisti   per   i
          programmi e i significati di rappresentazione simbolica. Né mancavano gli esempi, primi fra tutti i sacri

          testi classici, da Virgilio, sia nelle Bucoliche evocate  a chiare lettere in una delle sale del piano nobile,

          che nelle  Georgiche  e in  Eneide, a Orazio, in  Metamorfosi   e nei  Carmina, e ancora a Ovidio e
          all’irrinunciabile Omero; a questi vanno aggiunti i testi ‘moderni’, ovvero quella vasta letteratura fiorita

          in ambito umanistico-rinascimentale che riprendeva, spesso in redazioni originali e rivisitate con esiti e
          trovate innovative rispetto al passato, i componimenti greco-latini. 5



          5 Della ricca bibliografia sulla ricezione dei testi classici in ambito rinascimentale si vedano almeno E. Panofsky,
          Studi di iconologia, Torino, 1975 pp. 34-36; G. M. Anselmi, Gli universi paralleli della letteratura italiana, Roma,
          2003, p.22, con bibliografia; G. Ferroni, Ariosto, Roma 2008; C. Gurreri, De Ovidio Methamorphoseos in verso
          vulgare Ovidio tra tradizione e innovazione,  in  Moderno e modernità:  la letteratura italiana,  Atti del XII
          Congresso dell'Associazione degli Italianisti, Roma, 17-20 settembre 2008, Roma 2009.
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