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Testo e foto: Giovanni Fiora

                                                                 la sua esistenza a studiare intensamente, a scrivere, a inci-
                                                                 dere, a dipingere. Credeva nell’amicizia e la sua amicizia
                                                                 era veramente sincera. Operò sempre, con tutti, in perfetta
                                                                 buona fede e in difesa dei principi morali, sociali e cristia-
                                                                 ni. La sua grande religiosità si espresse nella fede, nei va-
                                                                 lori più sacri: egli amò profondamente la famiglia e l’arte.
                                                                 Remo Branca si laureò in Giurisprudenza nel 1921 ma di
                                                                 fare l’avvocato non ne aveva proprio intenzione; sognava
                                                                 di diventare professore e lo divenne. In seguito, nel 1927,
                                                                 conseguì la maturità artistica a Firenze. Legato saldamente
                                                                 a Giuseppe Biasi, Francesco Ciusa, Carmelo Floris, Mario
                                                                 Delitala, Stanis Dessy, fu iniziatore ed artefice, con essi,
                                                                 della “grande pittura sarda”. Nella pittura, come nell’inci-
                       emo Carmine Antonio Branca, uomo d’in-    sione, per tutta la sua esistenza si dedicò ora ai paesaggi e
                       gegno brillante e vastissima cultura, nacque   ai tradizionali costumi sardi, ora al dramma santo del Van-
                       a Roma alle ore 9 del giorno 4 maggio 1897,   gelo. Innamorato degli orizzonti campestri, realizzò pae-
                       in via Alfredo Cappellini N° 46 da Ernesto,
           Rufficiale del Regio Esercito, e da Soro Satta        saggi ben costruiti e luminosi, dipingendo i cieli di Orgo-
                                                                 solo, i monti di Oliena, le solitudini incantate nel territorio
           Luigia, domiciliati a Sassari. La nascita fu denunciata il   della Barbagia, di cui egli era profondo studioso e conosci-
           giorno 7 seguente e, successivamente, trascritta all’Ana-  tore. La sua pittura era caratterizzata da luci e sfumature
           grafe del Comune di Sassari. I suoi genitori si trasferirono   con i suoi colori, a volte drammatici e luminosi, fra i quali
           a Sassari, in un edificio del Corso Vittorio Emanuele, al   prevaleva il giallo, da lui molto usato, che scherzosamente
           numero civico 162, quando egli era in tenera età; pertanto   chiamava “giallo Branca” e che era, in realtà, il giallo di
           è considerato un grande sassarese a tutti gli effetti. Remo   cromo di una tonalità bella, luminosa e calda. Attaccato
           Branca è stato mio maestro, sebbene negli ultimi anni del-  alla sua terra e alle sue tradizioni, anche in età avanzata
           la sua vita. Fu un uomo di animo forte e gentile; condusse   egli si recava nel nuorese per trascorrervi l’estate e per cer-
           una vita serena ma anche movimentata da vivi interessi:   care, dal vero, spunti d’interesse pittorico. Nel dipingere
           studio e lavoro intensi. Di lui mi giunge grato ricordare,   devote inginocchiate nel confessionale all’interno di una
           oltre  alla  serenità,  tranquillità  e  generosità,  il  suo volto   chiesa, ritratti di pastori meditabondi sotto le querce, egli
           aperto e franco, la fronte spaziosa, il sorriso buono ma,   espresse l’esigenza di nutrire la sua arte di osservazione
           soprattutto, l’intelligenza vivida e pronta e l’amore verso   diretta. Semplice, umile, realista, in pittura, pur rimanendo
           la chiesa e i poveri. Nonostante il robusto temperamento   fedele al suo genere di aderenza imitativa, è pervenuto nel
           d’artista, la sua natura era dolce e ricca d’affetto. Egli è   corso del suo lavoro ad una modulazione esperta, persona-
           stato un cristiano  autentico: ogni giorno assisteva alla   le, trovando nel suo stile una finezza inconsueta dettata da
           Messa, e ogni giorno pregava recitando soprattutto la coro-  vera necessità interiore. Il suo ideale artistico ricercava la
           na del rosario. La vita di Branca è la storia non solo di una   perfezione anche nella tecnica e nella forma.  Mostrò visi-
           vigorosa, poliedrica intelligenza, ma anche di una tenacis-  bile predilezione  per il ritratto, nei ritratti  che dipinse
           sima volontà; difatti egli continuò fino agli ultimi anni del-
             “La vita di Branca è la storia non solo di una vigoro-


             sa, poliedrica intelligenza, ma anche di una tenacissi-
              ma volontà; difatti egli continuò fino agli ultimi anni

              della sua esistenza a studiare intensamente, a scrive-

              re, a incidere, a dipingere. Credeva nell’amicizia e la

                            sua amicizia era veramente sincera.”







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