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Udienza privata Giovanni Paolo II
espresse tutto il suo prestigio. Nelle sue contadine, che
hanno il portamento di regine e principesse, e che hanno
qualcosa di medioevale, è contenuto il suo modello ideale,
artistico, che può essere paragonato, sotto certi aspetti, al
modello pittorico, di suprema grandezza umana, delle Ma-
donne dipinte da Raffaello. In lui cristianesimo e arte si
fondono con perfetta simbiosi. Dal 1918 al ’24 collabora
come illustratore del “Giornalino della Domenica”, fonda-
to da Luigi Bertelli (Wamba). Nel 1919, impegnato politi-
camente, iniziò la sua battaglia al circolo cattolico “Silvio
Pellico”, insieme ad Antonio Segni, Giovanni Lamberti,
Antonino Biddau, di Sorso; elementi, questi, fondamentali
dell’Azione Cattolica di Sassari. Tra le sue opere giovanili
sono da ricordare gli affreschi a tempera della cappella
dell’Ospedale Civile di Sassari, che gli furono commissio-
nati nel 1922 dalla madre superiora del tempo. Opere che
rappresentano l’Annunciazione; la Crocifissione e la Re-
surrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, e preludono nei
contenuti alle costanti fondamentali delle capacità creative
di Remo Branca. Fin dai primi del secolo, egli dipinse e
disegnò la Sardegna. Nel 1917, a Sassari, ancora studente,
ritrasse dal vero una famosa protagonista orgolese, di un
processo ricordato nel romanzo “Marianna Sirca” di Gra-
zia Deledda. La celebre scrittrice nuorese che, nel 1926,
ottenne il premio Nobel per la letteratura, presentò ai suoi
lettori, “sul Corriere della Sera”, in tal modo Remo Bran-
ca: “Uno di questi è Remo Branca, la cui cultura è pari alla
modestia e l’arte pari alla sua fede”. Dotato di grande abi-
lità grafica, egli realizzò innumerevoli schizzi dal vero e
disegni di scorci di paese. Dimostrò capacità invidiabili
nella tecnica xilografica, le sue suggestive xilografie sono
piene d’energia ed indicano modi sintetici, condensando
l’espressione e traducendola di getto nel puro, incisivo se-
gno giungendo ad una densità di tono e contrasto ed espri-
mendo, peraltro, le sue attitudini alla composizione. Allo
scopo di sostenere una vera e propria scuola di xilografia
sarda e divulgare le tecniche dell’incisione ormai abban-
donate dagli artisti, specie dai giovani, egli scrisse su que-
sto argomento vari volumi, tra gli altri si ricordi “Il Brevia-
rio di Xilografia” e “Maestri incisori di Sardegna”. Ettore
Cozzani, a Torino, scrive nel 1965: «La xilografia ha a che
vedere con Remo Branca in modo particolare. Perché?
Perché nessuno come lui era in grado di trattare quest’ar-
gomento e di trattarlo compiutamente così a fondo; perché
intanto egli stesso è uno dei più bravi xilografi della Sarde-
gna, poi egli conosce della Sardegna tutto: il paesaggio, il
costume, la letteratura,l’arte, la poesia popolare, la poesia
dotta, la realtà, i sogni e di queste competenze ci ha fatto
una punta sola, ma la punta di una trivella con cui riesce
spessissimo ad andare a fondo alle cose; e ci vuole proprio
questo perché si possa arrivare a capire perché un’arte così
singolare, che potremmo dire con una parola non bella,
specializzata, è diventata così attraente, non solo per un
gruppo, ma per la grande folla di coloro che amano l’arte».
Remo Branca fu iscritto all’albo dei giornalisti, elenco
Il vento che viene dal mare, 1967, xilografia
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