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tenti. Cantavamo con la gioia nell’anima, ci addormentavamo
con la gioia nell’anima... ed ogni volta che ci svegliavamo,
sdraiati nelle carrozze, lungo i corridoi, o accovacciati sui
sedili e nei porta bagagli, ci scuotevamo per dirci…: “sei
libero ... non sei piu’ prigioniero”.
Una mattina, verso la fine di Novembre, era ancora buio fitto,
una voce ci sveglio’: “Villa S. Giovanni... Villa S. Giovanni”.
Tutti ai finestrini! La tradotta scivolava senza far rumore, tra
un mare di binari, rischiarati da poche luci avvolte nella neb-
bia. Ferrovieri con lanterne in mano facevano cenno al mac-
chinista di procedere.
“Villa S. Giovanni capo... Villa S. Giovanni?”.
“Si' militare, Villa S. Giovanni…”.
1 Calabresi nel vagone e nella tradotta, fecero arrivare le grida
al cielo e noi che dovevamo passare lo stretto famoso. non
gridavamo meno di loro. Sentivamo il vento della nostra isola
bella.
Sosta per cambiamento di tradotta. Ci riversammo tutti alla
mensa militare per avere il lusso di un caffelatte e biscotti. Poi
presi il mio posto. con il paesano Giuseppe, sulla tradotta che
stava per traversare lo stretto.
“Se tutto va bene potremmo essere a S. Marco per il pranzo...
che te ne pare Giuse'?”
“Sarebbe bello... ma le tradotte non hanno fretta... e se arriver-