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“Calo’, io mi ricordo che tu avevi una bella voce. Come va
ora?”.
“Non c’e’ male... Ma ora sono un po’ fiacco. Mi piace
ragliare, come fanno gli asini quando hanno l’erba fresca e a
primavera”.
“Tì rimetterai, ti rimetterai ... e voglio sentirti cantare per
bacco ... Da quando siete partiti per la guerra, a S.Marco non
si canta piu'‘. Ma i tempi belli ritorneranno e cantero’ amche
io che sono vecchio ... Siamo a mezza strada ... Calo’ scendi
giu’ cambio di sentinella, come si dice in gergo militare”.
Scesi e Giuseppe, sollevato dalla braccia, nerborute di Nicola,
sali’ in groppa.
“Calo’ avvìcinati a me che ti riparo con il mio mantello ..”
“Il maestro Vitanza come se la passa? e l’Arciprete? E il Po-
desta??”.
“Non si chiama piu’ Podesta’ ... da quando hanno ammazzato
Mussolini, si chiama Sindaco. E' sempre lo stesso ... e sta
bene! Loro stanno sempre bene, ora piu’ di prima”.
Eravamo alle prime case del paese, si vedeva qualche luce
eccesa. Dal campanile arrivarono I rintocchi delle undici.
“Siamo arrivati ... ma prima di andare alle case vostre, mi fate
l’onore e la gioia di entrare a casa mia, per bere un bicchiere
di vino ... e poi vi accompagnero’ alle vostre cose in nome di
Dio…”.