Page 90 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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m LEZIONE QUINTA.
Ateniesi chiese di potere per quel giorno mangiare a casa colla
sua moglie, i Polemarchi glielo negarono. C’era però dei casi
che veniva uno dispen.sato dal mangiare colla sua comitiva ; e
ciò era quando avesse fatto troppo tardi alla caccia, o avesse
avuto da fare un sacrifizio domestico. In questi casi mandava in
dono ai suoi compagni una parte della preda fatta alla caccia, o
della vittima sacrificata.
Ma anche più rigido furono le leggi relative all’ educazio-
ne. Siccome il cittadino appartiene allo stato, Licurgo stabili che
r avrebbe educato lo stato, sostituendo alla privata la pubblica
educazione. Questa non doveva essere compartita a chi non
avrebbe potuto poi trarne quel profitto che il bisogno della pa-
tria poteva esigere. Quindi fu ordinato che i più vecchi di cia-
scuna delle tre tribù in cui si dividevano gli Spartani , esami-
nassero i neonati; e se promettenti robustezza e ben formati, si
conservassero alla patria; se fleformi e deboli, si precipitassero
dal Taigeto: ordinanza barbara, e certo non consentanea all’or-
rore che Licurgo provò alla proposta della vedova di Polidette.
Se dunque eran trovati .sani, si rendevano ai genitori che gli te-
nevano presso di sé fino all’ età di sette anni. A quell’ età se
n’ impadroniva lo stato che gli faceva educare tutt’ insieme da
dei pubblici istitutori, chiamati pedonomi; e fin da quel momen-
to, il cittadino .spartano viveva abitualmente in pubblico tutta
la sua vita , sotto una sorveglianza continua. E a che dunque gli
educava lo stato? Alla disciplina e al rigore che crescevano col
crescere dell’età; a sopportare impassibilmente il freddo, il cal-
do, la fatica, la sete e la fame; a esser battuti e sottoposti a’ più
gravi tormenti del corpo senza piangere nè dar nessun segno di
dolore; a caiiuninare a piedi scalzi, e non guardando qua e là,
ma cogli occhi sempre rivolti a terra e colle mani sotto il man-
tello ; all’ ubbidienza passiva c al più gran ri.spetto pei vecchi
alla corsa, al pugilato, al maneggio dell’ armi, a ogni esercizio
insomma capace di renderli svelti e robusti ; a combattere fra di
loro, e con tanta fierezza da cercare perfino di gettarsi nell’Eu-
rota ; a non parlar mai so non interrogati dai superiori , e a ri-
spondere, in questo caso, con chiarezza si, ma al tempo stesso
colla maggior possibile brevità; finalmente a rubare. Si, a ru-
bare, il proprio alimento; e ciò perchè s’avvezzassero astuti e
destri, giacché se si fossero lasciati sorprendere nell’atto di
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