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In ogni caso una caratteristica dei metalli pesanti è quella di riuscire a bloccare
l’attività di molti complessi enzimatici con conseguente danno metabolico ed
energetico.
I metalli tossici vengono da molti definiti come “killer subdoli” poiché si sostituiscono
nell’organismo ai minerali necessari per la vita, alterando funzioni e strutture
biologiche.
Il concetto di sostituzione degli elementi vitali con altri meno idonei è un principio di
base della sopravvivenza di tutti gli esseri viventi. Esaminato sotto questo profili, il
principio della sostituzione da un minerale ad un metallo tossico, può essere visto
come un meccanismo di adattamento. L’accumulo dei metalli tossici nel nostro
organismo, si può spiegare, come un processo adattativo che si innesca nei casi in cui
si debba fronteggiare una carenza di elementi vitali.
L’organismo che si trova ad affrontare una mancanza di minerali o vitamine
indispensabili per la salute, ricorre ai metalli tossici, che li sostituiscono nei siti di
legame degli enzimi e dei sistemi enzimatici. Si tratta di un processo subdolo, poiché
in qualche modo è il nostro stesso organismo che apre la strada ai suoi nemici e li
posiziona proprio nelle componenti più vitali e indispensabili.
Ad esempio il piombo sostituisce il calcio nel cervello, il cadmio sostituisce lo zinco e
l’alluminio sostituisce il magnesio. La sostituzione permette ai sistemi enzimatici,
vitali per la nostra salute, di continuare a funzionare, ma non di funzionare
esattamente come prima. Il metallo incorporato causa infatti una o più alterazioni
fisiologiche. Le reazioni non avvengono esattamente come prima, ma trovano una via
alternativa, danno vita ad una variante che inevitabilmente determina delle
conseguenze negative per l’equilibrio generale. L’organismo può rimediare a questa
varianti se avvengono per un periodo limitato di tempo, tuttavia se perdurano
abbastanza a lungo, non è più possibile porvi rimedio. Per questa ragione è opportuno
seguire periodicamente un programma di disintossicazione.
Non esiste una definizione universalmente accettata di metallo pesante basata sulle
proprietà chimico-fisiche. Sono state proposte delle definizioni in base alla densità (un
metallo pesante sarebbe un elemento chimico la cui densità sia maggiore di
5 grammi per centimetro cubo) o in base al peso atomico (un elemento il cui peso
atomico sia maggiore di 20). D’altra parte le principali caratteristiche chimiche dei
metalli pesanti, ossia il carattere cationico ( ione con carica positiva) con diversi stati
di ossidazione e l’elevata attitudine a formare complessi molecolari
nel citoplasma cellulare, fa includere nell’elenco dei metalli pesanti anche elementi,
come il selenio e l’arsenico che non sono metalli.
Un sottogruppo particolarmente importante in biologia e in medicina è costituita dai
cosiddetti metalli in traccia (o elementi in traccia), gli elementi chimici presenti nei
fluidi biologici degli organismi viventi in concentrazioni inferiori a
1 μg per grammo di peso. In base agli effetti fisiopatologici i metalli in traccia
possono essere suddivisi in due gruppi: nel primo gruppo gli elementi essenziali per la
vita in quanto implicati in importanti processi metabolici, mentre nel secondo gruppo
sono contenuti elementi tossici per gli organismi viventi anche a basse concentrazioni.
Nel caso degli esseri umani sono noti quindici elementi in traccia
essenziali: arsenico, cobalto, cromo, rame, fluoro, ferro, iodio, manganese,molibdeno,
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