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CAPITOLO XIV: IL PORTALE DI FERLINI





























               Come potrei non descrivere gli episodi scientifici di questo grande personaggio…..
               Giovanni Battista Ferlini iniziò la sua avventura studiando le piramidi di Giza.
               Inizialmente non era interessato allo studio dei portali e nemmeno ne sospettava la
               fattibilità pratica. In questa sede non tratteremo tutti gli studi antecedenti di Ferlini
               che poco hanno  a che vedere con il  portale ma ci  concentreremo sulla
               sperimentazione. Ad ogni modo durante i suoi esperimenti con le riproduzioni
               delle piramidi si accorse che l’energia di tipo magnetico emessa dalle piramidi aveva
               una forte  influenza su diverse variabili come ad esempio la  schermatura dai raggi
               cosmici. Oggi dopo numerose sperimentazioni sappiamo bene come agisce l’effetto di
               forma delle piramidi sull’etere e la loro azione magnetica che è solo una risultante del
               campo torsionale emesso dalla  punta  della  piramide stessa. A  quel tempo però gli
               esperimenti con le piramidi fecero riflettere molto Ferlini il quale si accorse che la
               forma e la disposizione dei materiali usati creavano interazioni più o meno forti con
               svariati effetti. La geniale idea che ebbe Ferlini fu quella di  simulare il campo
               energetico  della piramide usando dei magneti permanenti, in fondo dalle sue
               sperimentazioni era evidente che  c’era un collegamento diretto tra l’energia delle
               piramidi e il magnetismo. Con i suoi collaboratori smontò un motore elettrico e ne
               estrasse quattro magneti permanenti ad “U” che stavano nello statore, li dispose su
               quattro angoli e mentre regolava le reciproche distanze mantenendo i poli alternati
               notò che c’era una distanza critica in cui si manifestava una forza di attrazione molto
               brusca e se regolava la distanza in modo che tale forza fosse “sul confine” tra debole
               e forte si formava una barriera offuscata al centro che impediva di vedere il tavolo
               sottostante. Capì quindi che la sua teoria era giusta e che l’esperimento doveva essere
               riprodotto su una scala maggiore. Ordinò quindi quattro magneti ad U molto grossi
               fatti di acciaio dolce successivamente magnetizzato, ognuno pesava diversi quintali e
               furono trasportati con un camion. Lì dispose su delle slitte, regolabili con viti senza
               fine, sul pavimento del laboratorio e iniziò la sperimentazione con i  suoi colleghi.
               Avvicinando i quattro magneti arrivò a una distanza critica, un confine molto sottile e



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